TORINO – Provaci ancora, Massimiliano Alvini. Piuttosto intrigante la sfida che attende l’ex tecnico della Cremonese, da poco insediatosi allo Spezia. Su Alvini girano da tempo giudizi lusinghieri che vanno al di là dei risultati che ottiene. Per dire, nel 2020 riportava la Reggiana in B, la stagione successiva gli emiliani ritornavano subito in C ma Alvini trovava comunque una panchina di B, al Perugia. Perché per il tecnico nato a Fucecchio 53 anni fa, c’è davvero grande stima, forse perché ci si fida della sua lunga gavetta iniziata sulle panchine dei dilettanti. E infatti, quando nel 2021 prese il Perugia, fece il miracolo di portarlo ai playoff, chiudendo il campionato davanti a squadre sulla carta molto più forti, con un gruppo che secondo i pronostici si sarebbe salvato a fatica. Perugia che, neanche due mesi fa, con un organico di fatto analogo, senza di lui precipitava in C. Perché nel frattempo Alvini si era guadagnato il debutto su una panchina di A, alla Cremonese. Esordio anche sfortunato, culminato con l’esonero del 14 gennaio perché il bilancio era il profondo rosso con la squadra che con lui non aveva mai vinto e raccolto 7 pareggi e 11 sconfitte. Però piace quel modo abbastanza “gasperiniano” di giocarsi le partite: difesa a tre, mediana muscolare, attacco al servizio della squadra, modulo prevalente 3-4-1-2 dove si va a giocare, con molta intensità, uomo contro uomo. E ora la nuova sfida con lo Spezia che sa tanto di prova della verità per la carriera di Alvini che coi liguri ha firmato un contratto annuale con rinnovo automatico in caso di ritorno in A degli aquilotti. Già, lo Spezia. Il modo con cui i liguri sono tornati in B dopo tre stagioni di Serie A, ha fatto parecchio arrabbiare la piazza, tradizionalmente calda, che non ha ancora digerito la retrocessione, di fatto è maturata ben prima di perdere lo spareggio salvezza col Verona. In B poi, chi proviene dalla A, spesso fa fatica a calarsi nella nuova realtà anche se nell’ultima stagione, due promosse su tre (Genoa e Cagliari), sono state capaci di riprendersi subito la massima categoria. Ma bisognava tornare al 2019, quando il Verona vinse i playoff, per trovare una squadra capace di tornare subito in A, dato che spiega bene come non sia facile la vita in B per le retrocesse, nonostante vengano messe di diritto nel novero delle favorite, le scorie della retrocessione spesso pesano più dei valori che la squadra possiede. Ma un dato deve far ben sperare la piazza: lo Spezia disporrà di molta liquidità, decine di milioni, che consentiranno di allestire una squadra che possa primeggiare in B. Questo perché i tre anni di A hanno fruttato l’importo massimo di paracadute (25 milioni). Ma non solo. I gioielli degli aquilotti sono fra i più ambiti. Dalle cessioni di Holm, Nzola, Dragowski, giusto per fare i nomi più di spicco, possono arrivare cifre importanti, con cui si può impostare un’ottima B. Ma al resto dovrà pensarci il calcio intenso di Alvini. Magari non sarà semplice trovare fin da subito la giusta amagama: ci saranno tanti volti nuovi e chi rimarrà andrà rimotivato a dovere dopo la delusione della scorsa stagione. Ma in B, Alvini ha già stupito col Perugia. E attenzione, quella squadra che si arrese al turno preliminare dei playoff, perdendo in maniera molto discussa a Brescia, aveva veramente una marcia in più nonostante i mezzi teoricamente ridotti. Sarebbe potuta andare ancora più in alto se non avesse subito troppe decisioni arbitrali difficili da digerire. Ma se lo Spezia giocherà con quello stesso spirito, i suoi tifosi avranno di che divertirsi.
in Serie B
Spezia: provaci ancora, Alvini
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