Il ritorno di Edwards
Edwards, che in questi mesi ha rifiutato offerte importanti di altre società, fra cui anche il Chelsea e il Man United, e che inizialmente aveva respinto anche il nuovo approccio dei Reds, alla fine ha ceduto al corteggiamento insistente del suo vecchio club, e dopo un incontro risolutivo avvenuto a Boston la scorsa settimana ha accettato la sfida di riprogettare il nuovo Liverpool, e di farlo con ancora maggiori poteri e responsabilità.
Il 44enne ex insegnante di informatica ricoprirà infatti il ruolo di CEO del Fenway Sports Group football. In pratica, ogni decisione riguardante la parte sportiva dovrà passare da lui. Innanzitutto, la scelta del nuovo allenatore, colui che dovrà sin da subito cercare di non far rimpiangere il mito Klopp, e di sfruttarne al meglio l’eredità.
Xabi Alonso in pole per la panchina dei Reds
Da questo punto di vista i dubbi sono pochi: il prescelto è l’ex centrocampista dei Reds, oggi tecnico di grande successo, Xabi Alonso. Il compito di ingaggiarlo spetterà ovviamente a quello che diventerà il nuovo direttore sportivo, Richard Hughes, amico di Edwards e stimatissimo nell’ambiente soprattutto per quanto fatto in questi anni con il Bournemouth. È innegabile, però, che nella scelta del tecnico spagnolo un ruolo fondamentale potrebbe averlo proprio l’influenza esercitata da Edwards.
Fu così anche con Klopp: nel 2015, infatti, dopo l’addio di Brendan Rodgers, la società era orientata a puntare su un nome di un certo blasone: il prescelto era Carlo Ancelotti. Fu proprio Edwards a convincere tutti che il nome perfetto per un Liverpool che aveva bisogno di ricostruirsi dalle fondamenta era invece quello di Klopp. Così come, qualche tempo dopo, (e Klopp non ne ha mai fatto un mistero), fu sempre lui a convincere il tedesco che la migliore soluzione per il ruolo di esterno offensivo non fosse Julian Brandt (che era il preferito del tecnico), ma Momo Salah.
Tutti i colpi di Edwards
Sue intuizioni sono stati anche gli acquisti di Mane, Wijnaldum, van Dijk, Alisson, Robertson, Matip, Konate e Fabinho: insomma, la spina dorsale che ha poi condotto il Liverpool a vincere la Champions, la Premier e tutti gli altri trofei collezionati in questi anni. E anche sul fronte cessioni, il suo lavoro era stato straordinario, avendo contribuito a creare quella sostenibilità fondata sull’autofinanziamento che la proprietà ha sempre posto alla base della sua gestione: in tal senso, rimane emblematica la cessione di Coutinho al Barcellona per oltre 160 milioni di euro.
Dunque, un ritorno al passato che ha l’obiettivo di mettere le radici per i prossimi successi. E per farlo, la Fenway Sports Group ha affidato a Edwards anche un altro ambizioso progetto: quello di individuare e gestire un secondo club in cui far transitare i talenti che verranno acquistati in giro per il mondo.
“Uno dei fattori più importanti nella mia decisione è stato l’impegno ad acquisire e supervisionare un ulteriore club, facendo crescere quest’area dell’organizzazione – ha ammesso Edwards. Credo che per rimanere competitivi siano necessari investimenti e un’espansione dell’attuale portafoglio calcistico”. Insomma, a Liverpool il futuro è già iniziato.