Per i tifosi rimarrà una serata da ricordare, per Sarri e la Lazio diventerà anche una serata da replicare. Modello da seguire non solo in vista del ritorno ma pensando anche al campionato dove poche volte si era vista una squadra così applicata e lucida nell’esecuzione del piano gara. Una vittoria comunque storica che avvicina l’allenatore a Eriksson, l’unico a portare i biancocelesti ad un quarto di finale di Champions.
Forza della leggerezza e ‘Sarrismo light’
La Lazio voleva fare bella figura. Ha fatto molto di più: ha aperto inaspettate possibilità di qualificazione. C’é riuscita con la forza della leggerezza: quella mentale che doveva ed è stata uno dei punti di forza ma anche e soprattutto col sarrismo versione light. Baricentro più basso, meno palleggio ma transizioni rapide ed efficaci che hanno messo in difficoltà i tedeschi. La Lazio di Champions è tutta un’altra squadra, lasciando però a Sarri anche un pizzico di retrogusto amaro pensando a quei black-out che ogni tanto hanno aperto confronti e riflessioni a Formello. Stavolta l’impresa europea potrebbe lasciare un tesoro di entusiasmo ed autostima difficili da disperdere. La forza del collettivo che ha esaltato i singoli: la riscoperta di Gila, Guendouzi l’indispensabile, Felipe Anderson in modalità top player e un Immobile ritrovato. A segno da tre partite consecutive; non accadeva da due anni. Le tensioni e le tentazioni arabe sono lontane. È rimasto soprattutto per vivere serate così.
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