Ciò che poteva essere e invece non è stato: possiamo sintetizzare così la partita, in altalena tra il vorrei ma non posso, di Domenico Berardi, irrealizzato sogno di mercato di fine estate della Juventus. Si accentra, sta largo, sfarfalla e corricchia dietro a Pinamonti: è stato l’approccio di alla partita nello stadio che avrebbe potuto diventare suo. Un approccio che potremmo definire perfino zen o, comunque, un poco solipsista rispetto al contesto sassolese. Quasi come se cercasse di passare inosservato tra le linee senza offrire facili punti di riferimento là sulla sua mattonella preferita in fascia destra.
Berardi e la trattativa tra Juve e Sassuolo
O, chissà, magari voleva respirare un poco l’atmosfera dello Stadium che solo pochi mesi fa, in estate, è stato vicinissimo a conquistare. Una trattativa che il Sassuolo ha però stoppato con decisione, ma ancor più con stizza a causa di una dinamica che non avevano condiviso. Ma soprattutto perché i dirigenti emiliani si erano plasticamente resi conto di come il rischio di perdere il loro uomo-squadra non era mai stato così forte e concreto. Hanno alzato una vera e propria cortina di ferro che la Juve, sebbene fosse forte dell’accordo con il giocatore, non ha – un poco per forza un poco volontà propria – voluto sfondare.