Il sostegno a Thiago Motta
“Io ho una stima enorme in Thiago, l’ho avuta da giocatore, l’ho avuta come persona e ce l’ho anche da allenatore, perché tre anni fa quando ogni tanto parlavo col Presidente, si vociferava di un cambio allenatore, di un voler cambiare rotta così, allora si parlava e mi chiedeva, ma tu che prenderesti? Io ho detto, io vedendo il Fisic du Rol, vedendo come ha passato determinati momenti difficili e come li ha gestiti, seppur in piazze piccole come lo Speza all’epoca così, ho detto per me Thiago Motta non può non diventare un allenatore della grande squadra. E quando la Juve l’ha preso, sono stato veramente felice, perché a me piace, anche adesso, al di là delle difficoltà del caso, io penso che lui abbia qualcosa di buono da trasmettere e abbia anche un passato da giocatore che praticamente lui è abituato a stare in certi posti e a gestire determinate pressioni. Quindi, devo dire, io ho grande fiducia in lui – aggiunge – però devo aggiungere anche una cosa, secondo me il suo ruolo è molto difficile, perché al di là di quello che puoi pensare te, io credo che lui va a sostituire un mostro sacro, perché poi chi possa piacere non può piacere, però venire dopo una figura come Allegri è veramente complicato la Juve”.
L’allenatore mai avuto
“Conoscendolo da vicino devo dire che Spalletti è un allenatore che mi sarebbe piaciuto avere. Perché mi ritrovo tanto in certe sue considerazioni, in certi suoi pensieri, per il suo coraggio. Anche se alcune volte, come dice lui, ho fatto casino, però ha sempre dimostrato di avere coraggio e di voler dare al gruppo sempre la predominanza e l’importanza superiore, magari a discapito anche di qualche singolo. E questo è sinonimo di una persona che lotta per un’uguaglianza, che poi nel calcio non ci può mai essere fino in fondo perché ci sono i campioni e ci sono quelli meno campioni, come in tutti i lavori, sono gli architetti e gli operai“.
L’affetto verso Mandzukic
“Mario era particolare, era particolare perché il primo giorno gli danno un armadietto in mezzo allo spogliatoio, lui dice ‘no, no, no good, no good’, perché no good è stata l’unica parola che diceva fra italiano, perché c’era il no che si dice in tutte le lingue del mondo, il good in inglese per farsi capire, per cui le sue due parole erano ‘no good’ per cinque anni, sei anni, e si è messo in un angolo da solo, cioè si è messo nell’angolino, uno entrava e vedeva in un angolo uno così, era Mario Manzukic, però era un finto burbero, è classico che aveva un cuore veramente d’oro, era un altruista e soprattutto era uno sul quale potevi contare, cioè quando i palloni diventavano pesanti, quando la gara incominciava a essere maschia, tu sapevi che avere Marionone dalla tua parte era qualcosa di molto positivo“.
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