Buongiorno vs Osimhen
E tanto più perché al cospetto di Victor Osimhen, non esattamente l’ultimo arrivato, che arrivava difatti da 5 gol segnati in una settimana (Barcellona, Cagliari e Sassuolo; e sarebbero stati 6 in una dozzina di giorni, se avesse trasformato il rigore contro la Juventus). Alessandro gli si è appiccicato addosso come un’etichetta, lasciando al nigeriano il minimo sindacale in 90 minuti (due colpi di testa a lato e, da posizione defilata, un tiro addosso a Milinkovic-Savic).
L’orgoglio delle 100 presenze in granata
Osimhen tagliava venerdì sera le 100 presenze in campionato con il Napoli. Il traguardo migliore lo ha però festeggiato il granata: 100 gare in granata tra Serie A e Coppa Italia. Su Instagram, Buongiorno ha scritto parole calde: “Con le unghie e con i denti, lottando su ogni pallone. Ottimo punto al Maradona dopo una grande prova di squadra. Un orgoglio incredibile aver raggiunto le 100 presenze con la maglia granata”. Orgoglio incredibile: senza alcun dubbio, conoscendolo.
E rammentando il suo ingresso nel vivaio a 7 anni (mai abbastanza elogiato sarà Silvano Benedetti, fino a un anno fa responsabile della scuola calcio: lui lo scoprì). Non sono parole di prammatica quelle di Alessandro. Prima della trasferta a Napoli, dopo il rientro post infortunio con la Fiorentina (quando fece naufragare Belotti), rivelò a un amico tifoso di essersi persino stupito a sentire dentro di sé un legame per il senso del Toro ancor più radicato e profondo, se possibile: illuminante la sofferenza in tribuna a guardare i compagni perdere in modo beffardo contro Lazio e Roma.
Verso Euro 2024
Stiamo parlando di un giocatore, simbolo vivente, che a fine agosto aveva rinunciato anche a un sostanzioso aumento di stipendio e alla possibilità di giocare in Europa League con l’Atalanta pur di rimanere in granata. Del Toro è un leader nello spogliatoio e un trascinatore in campo, ben oltre il compito di direttore d’orchestra difensivo. Annulla i centravanti, crea ripartenze a getto ripetuto, segna non per caso: 3 gol in questo campionato. Dopo la trasferta di Udine volerà con Spalletti negli Usa per la doppia amichevole americana e per giugno ha già un posto garantito tra i convocati per gli Europei.
Sarà sufficiente che continui così: non sono le presenze in azzurro (solo 2, finora) a fare la differenza, bensì la progressione geometrica che ha illuminato il suo decollo negli ultimi 18 mesi. Questo Buongiorno non ha prezzo per il Torino, nel senso che un monumento così lo trovi in casa raramente, in un quarto di secolo. Un rendimento coerente con quanto sin qui mostrato e un Europeo di buon livello potranno condurlo verso valori di mercato persino più alti di quelli attribuiti a suo tempo a Bremer (ben oltre i 40 milioni).
Buongiorno e le voci di mercato
Che sempre più squadre in Europa lo stiano seguendo è acclarato: una fenomenologia destinata ad allargarsi, per forza di cose. Sappiamo che Cairo e Vagnati ne hanno già discusso per gestire i sondaggi primaverili dopo l’assalto del Milan stoppato a gennaio, partorendo un’indicazione di partenza.
In parole povere: dopo l’Europeo dovrà venire a galla una plusvalenza di ampio valore, tanto più in considerazione del mercato chiuso in passivo nella scorsa estate, ma l’importanza di Buongiorno è oggettivamente imparagonabile per l’incidenza che ha in campo, per i compagni nella vita di tutti i giorni e per i tifosi, in costante fibrillazione davanti alla gestione cairota.
Obiettivo rinnovo
Se possibile, il Torino eviterà di sacrificare proprio Alessandro. Piuttosto altri giocatori, meno determinanti per le fortune, l’immagine e la costruzione del domani. E una permanenza di Buongiorno sarà (sarebbe) anche gratificata da un adeguamento contrattuale: non tanto o non solo pensando alla scadenza del 2028, ancora sufficientemente lontana, quanto soprattutto al monte degli emolumenti. Che oggi ballano intorno ai 900 mila euro netti a stagione. Una cifra quasi risibile (ovviamente nel mondo dei “non” comuni mortali) di fronte all’impennata del suo valore nel calcio di oggi.
Se davvero si vuole fare di tutto per trattenerlo, non contando solo sul suo amore per il Torino e la sua professionalità, bisogna anche voler aprire il portafoglio, alzare il suo stipendio a livelli da top player granata e costruire attorno ad Alessandro una rosa più forte e competitiva. Tutto il resto sarebbero soltanto chiacchiere (peraltro già conosciute a memoria e fastidiosamente ripetitive).