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“Empoli-Juve 4-1, serata indimenticabile e gioia immensa. Con Motta ho visto…”

“Ho visto una squadra forte, con un’identità già ben chiara e precisa, nonostante il poco tempo avuto dal tecnico. Sarà affascinante affrontarla e misurarsi con tanti grandi campioni”.

Dal canto vostro, ancora una volta la rosa è l’espressione dell’ottimo lavoro che svolgete con i giovani: filosofia unita a strategia?

“È la nostra filosofia. Partiamo da uno scouting sulle fasce di età più basse, lavorando sul territorio, per poi pensare per ognuno un percorso all’interno del vivaio, creando fin da subito un forte senso identitario. A volte le risorse economiche ci fanno osare di più, altre volte, invece, ci troviamo ad accelerare i tempi di qualche nostro giovane prodotto, dandogli la possibilità di esprimersi e anche di sbagliare senza giudicarlo troppo in fretta. Nomi? Penso a Marianucci e Tosto che stanno lavorando con la prima squadra, ma anche nelle altre squadre abbiamo dei ragazzi che stanno crescendo bene”.

Aggiungo Fazzini, che oggi è uno dei giovani italiani più promettenti.

“Un ragazzo arrivato a 15 anni che si è allenato fino a ritagliarsi il suo spazio in prima squadra ed essere oggi un valore aggiunto per la rosa. Ma la sua crescita non è e non può essere finita”.

Che emozione è stata vedere quella tripletta in azzurro di Baldanzi?

“Un orgoglio. Vedere un ragazzo nato e cresciuto da noi trascinare l’Italia a un successo che può vale la qualificazione è un grandissimo piacere”.

E Ricci titolare che espugna Parigi con la Nazionale maggiore?

“Vale quanto detto sopra, vedere quei bambini che si allenavano qualche anno fa a Monteboro affermarsi oggi da uomini nei maggiori palcoscenici europei ci riempie d’orgoglio. Seguiamo tutti quei ragazzi che hanno vestito la nostra maglia con particolare piacere e vicinanza, vedere nell’Italia che vince a Parigi cinque titolari, e il ct Spalletti, che sono passati da Empoli ci fa sentire anche un po’ nostre quelle vittorie e ci spinge ancor di più a continuare su questa strada”.

Ma “giovane” è stata anche la vostra politica sul mercato, penso all’attacco con Esposito e Colombo: vale sempre la pena rischiare.

“È un nostro modo di pensare quello di non guardare la carta d’identità, ma di pensare se un calciatore lo reputiamo forte o meno forte, utile o meno al nostro progetto. Guardiamo tutti in questa direzione, consapevoli dei pro e contro di lavorare con i giovani”.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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