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“Gesti fisici esasperati e troppe gare”: parla l’ortopedico

Dottor Misischi, quando si potrà rivedere in campo Zapata? 
«Generalmente una lesione di questo tipo richiede dai 6 agli 8 mesi per il recupero, ma i tempi effettivi dipendono anche da diversi fattori. Ci sono tante variabili, nei percorsi di recupero possono sorgere degli imprevisti e i tempi possono allungarsi, lo abbiamo visto anche di recente con Schuurs. Poi dipende pure dal chirurgo stesso». 

Ieri Zapata si è sottoposto agli esami, quali saranno i prossimi passi? 
«Per prima cosa deve essere operato. Prima avviene l’intervento e meglio è. Poi inizierà la riabilitazione. Come detto, i tempi di recupero sono soggettivi, non universali. In linea di massima dopo circa un mese il ginocchio inizierà ad avere una mobilità soddisfacente e anche il tono muscolare comincerà a crescere. A circa due mesi e mezzo o tre dall’intervento potrà iniziare a correre, ma in questo caso i tempi potrebbero essere anche ridursi, tutto dipenderà da come procederà la prima parte del percorso riabilitativo. Ci vorranno poi altri tre mesi o tre mesi e mezzo per la rieducazione sul campo. In totale, dopo circa sei mesi un atleta che subisce un intervento come quello a cui si sottoporrà Zapata riesce a muoversi con disinvoltura. Poi però deve anche tornare a giocare a calcio ad alti livelli e per questo sarà necessaria l’ultima parte del percorso».  

Quale sarebbe? 
«La rieducazione al gesto tecnico. Anche in questo caso i tempi sono soggettivi, ma vanno comunque a sommersi a quelli del percorso riabilitativo descritto in precedenza».

Zapata ha 33 anni, ad aprile ne compierà 34. L’età, non più verde per un calciatore, può essere un fattore che rischia di allontanare ulteriormente il suo rientro in campo? 
«Si tratta comunque di un uomo giovane, per questo non mi soffermerei sulla questione dell’età. Semmai va considerato che Zapata è un calciatore con una fisicità di un certo tipo, ha una muscolatura importante che dovrà poi recuperare e per questo ci vorrà del tempo».  

Quali altri variabili ci sono da tenere in considerazione per il suo recupero? 
«Conterà anche l’aspetto mentale, perché durante il percorso riabilitativo ci saranno momenti dolorosi nei quali potrà sorgere un po’ di paura». 

Zapata ha riportato la lesione del legamento crociato anteriore ma anche del menisco mediale e laterale: possono complicare il recupero? 
«I tempi di recupero da un infortunio al legamento crociato sono così lunghi che i problemi al menisco non incidono particolarmente, come detto stiamo parlando comunque di diversi mesi. Bisogna poi capire se le lesioni sono saturabili: in questo caso il menisco non viene asportato ma ci sarebbe una maggiore attenzione sul recupero». 

Ora Zapata, prima Bremer, Pedri, Carvajal ma anche altri: come mai così tanti calciatori stanno subendo gravi infortuni alle ginocchia? 
«Ci sono due considerazioni da fare: la prima è legata all’esasperazione del gesto fisico, si gioca un calcio molto dinamico dove si spinge sempre di più, la seconda è legata al numero di partite giocate». 

Si gioca troppo come, tra l’altro, anche diversi protagonisti del mondo del calcio sostengono? 
«La questione è che per essere competitivi bisogna arrivare al limite delle proprie possibilità, il numero di partite non incide tanto sul fisico ma più si gioca, cercando sempre di mantenere alto il livello delle prestazioni dal punto di vista atletico, più c’è il rischio di infortunarsi». 

Dopo un infortunio di questo tipo, come quello occorso a Zapata, si può tornare a giocare agli stessi livelli di prima? 
«Sì, si può tornare agli stessi livelli che si avevano prima dell’infortunio, ma può anche capitare che ci si fermi un gradino sotto. Anche il livello delle prestazioni quando si torna in campo dipende da tante variabili».


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

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