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Juric, intervista esclusiva: “La Roma il mio paradiso”

«Se andiamo a vedere il Torino dell’anno scorso, quello non aveva la cilindrata giusta per arrivare alla fine con gli stessi punti del Napoli. Qui il motore c’è, sia dietro sia in mezzo, penso a Koné e Pisilli che possiedono un grande talento. Anche in avanti ho tutti ragazzi che possono migliorare sui controlli, sulla posizione del corpo. Non è vero che non c’è cilindrata. Si può crescere lavorando di più sulla forza; si parla sempre di cilindrata, ma bisogna perfezionare il senso del gioco, la posizione, l’anticipo: è fondamentale, a volte anche più importante della cilindrata pura».

Gasperini giorni fa ti descrisse così: «Ha un carattere spigoloso, ma è una persona estremamente onesta e leale».

«Sulla lucidità in determinati momenti e sulla calma come conquista sto lavorando, so di dover limare alcune asprezze che appartengono alla gente delle mie zone, la Dalmazia, io sono di Spalato. Gasp è quello che mi conosce meglio. Sono stato tanti anni con lui. Onestà e lealtà sono i princìpi cardine della mia esistenza, qualche caduta di stile l’ho avuta e l’ho pagata».

A quasi 50 anni si può realmente cambiare?

«È un tentativo che sto facendo. Quando a 27, ventotto anni mi ritrovai a lavorare con Gasp pensavo di sapere tutto del calcio e della vita e invece lui mi ha insegnato cosa sono davvero. Mi sento ancora sufficientemente giovane per tentare…».

Roma te ne offre l’occasione. La consideri un paradiso, fuori però c’è non dico l’inferno ma una sorte di purgatorio emotivo.

«Fuori, dentro. Dentro stiamo cercando di alzare il livello, con passione. È logico che io ti parli delle mie percezioni che, ripeto, sono estremamente positive».

Sono sorpreso. Quasi stupito.

«Posso capirlo. Ma è così».

Sorpreso come quando a Elfsborg ti dichiarasti soddisfatto della prestazione e parlasti di crescita. Io la trovai una prova inaccettabile.

«In tutta sincerità quella sera volli vedere in azione tutta la rosa, capire su chi contare, il tempo non è tanto e per me è importante. Penso che abbiamo fatto tante cose buone. La sconfitta non è accettabile, ne sono consapevole, ma la squadra è riuscita a muoversi bene. Siamo stati scadenti negli ultimi metri, con tante palle-gol sprecate, abbiamo preso solo una traversa. Il lato negativo sono state le ripartenze che abbiamo subìto. Un difetto che deriva dalle posizioni dei centrocampisti, ma sono cose che si possono aggiustare, ci posso lavorare. Ho visto una base buona, abbiamo creato tanto, abbiamo preso troppe ripartenze, dicevo, ma già a Monza abbiamo subìto molto meno in questo senso. Lavorare sulle preventive e sulle posizioni è fondamentale. I centrocampisti devono garantire un certo equilibrio».

Ivan, a Pisilli che valore attribuisci?

«Ti innamori in poco tempo. È giovane, deve crescere, viene da una famiglia diciamo intellettuale, lui è un piccolo intellettuale, è calmo, sereno, ragiona; ha un talento che finora non avevo mai riscontrato in ragazzi così giovani. Ha primo controllo, percezione delle cose, tecnica. Se continua così, lavorando senza montarsi troppo, avrà una grande carriera».



Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a

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