«Senza dubbio. Sono stato proprietario anche di due squadre indonesiane, del Dc United nella Mls, e adesso dell’Oxford United nella Football inglese. Ma l’Inter è qualcosa di completamente diverso. E’ un club leggendario».
Ci fosse una nuova occasione di acquistare una squadra italiana ci penserebbe?
«E’ capitato che qualche tifoso mi chiedesse di tornare in Italia. Ma non potrei mai farlo. Amo troppo l’Inter. Il legame è troppo forte. Sono sempre un tifoso e seguo tutti i risultati».
Allora, ha festeggiato anche per lo scudetto?
«Sì sono stato contentissimo».
Rispetto ad ora, la situazione era molto diversa quando ha acquistato il club da Moratti.
«L’ho detto fin dall’inizio. Sono arrivato per aiutare l’Inter a crescere e a ritornare in alto. Magari qualcuno avrebbe potuto mirare subito alto, ma io conoscevo bene la situazione ed era necessario recuperare innanzitutto. La sostenibilità finanziaria era fondamentale. Alla riprova dei fatti e delle promesse che avevo fatto allora, dopo 5 anni, l’Inter è tornata a giocare in Champions League. E avrebbe potuto arrivarci anche prima, quando c’ero io, se le squadre italiane qualificate fossero state 4 e non 3. Voglio aggiungere un’altra cosa».
Prego…
«La serie A ha bisogno di cambiare. Già ai miei tempi spingevo perché si guardasse anche ai mercati esteri, e in particolare a quello asiatico. E’ successo, ma è durato solo un paio d’anni. Poi si è tutto fermato. L’economia globale si sta spostando verso l’Asia. Con me, l’Inter ha iniziato la sua espansione verso gli Usa e, appunto, l’Asia. Non a caso, c’è stato subito un aumento ricavi commerciali».
Sa che l’Inter vuole costruire il suo nuovo stadio insieme a al Milan?
«Sì ne ho parlato anche Gerry Cardinale, quando ci siamo incontrati di recente qui a Giacarta. Gli ho detto che la strada giusta è proprio di fare il nuovo impianto insieme. E sarà un bene anche per la serie A. All’epoca ne avevo discusso pure io con Barbara Berlusconi, che però ha poi voluto proseguire da sola (per poi rinunciare, ndr). Così, avevo provato a chiedere al sindaco di Milano di avere San Siro per l’Inter, ma ho dovuto fermarmi davanti alla complessità di leggi e regolamenti».
E’ ancora in contatto con qualcuno del mondo Inter?
«Si, ho anche incontrato Massimo Moratti l’ultima volta che sono stato a Milano».
E Piero Ausilio? Era dirigente allora e lo è ancora.
«Me lo saluti, visto che non ci sentiamo da tempo. Sono stato io a nominarlo direttore sportivo. Ho sempre pensato che fosse un valido manager. E lo sta dimostrando».
Steven Zhang, invece?
«Ho perso i contatti. Quando ho lasciato la presidenza della società, ho preferito anche lasciargli campo libero, evitando di interferire».
Ha saputo del modo in cui ha “perso” l’Inter?
«Sì l’ho letto sui giornali. Dico solo che ai miei tempi, il debito del club era solo di 160 milioni, mentre ora è molto più alto».
Ha un preferito nell’Inter di adesso? Un nuovo Nicola Ventola…
«Certo che c’è. Ma prima voglio spiegare perché avevo fatto il nome di Ventola. Non avevo detto che era il mio preferito, ma, soltanto, che conoscevo anche lui tra tutti i giocatori nerazzurri della storia. Sarebbe stato troppo semplice indicare uno dei tanti grandi campioni che tutti ricordano. Oggi, quindi, faccio il nome di Dimarco. Ai miei tempi era solo un ragazzo delle giovanili, adesso è diventato o ra uno dei migliori della squadra. Avrei potuto citare Lautaro Martinez, ma sarebbe stato troppo facile».
Allora la “sua” Inter rivincerà lo scudetto?
«Come tutti i tifosi, anche io voglio vincere ad ogni occasione. L’Inter è ancora la più forte. Ha giocatori straordinari, come Lautaro, appunto, Thuram, Barella e Bastoni, oltre a Dimarco. Attenzione, però, alle altre grandi, che stanno tornando: Juventus, Milan e Napoli. Sarà un campionato combattuto»