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Coda alla Samp. perché sì, perché no

TORINO – Con l’approdo alla Samp di Massimo Coda, il re dei bomber di B, i blucerchiati potrebbero aver fatto uno scatto decisivo nella lotta per la promozione diretta in A. Il lavoro del ds Accardi, giunto a Genova dopo 8 anni di prezioso lavoro per l’Empoli di Corsi, inizia a portare quella consistenza nelle scelte che la passata annata era abbastanza mancata. Scelte importanti anche nelle mosse per alleggerire il pesante monte ingaggi che grava sulla società, appena trapiantatasi a Bogliasco, dove, notoriamente, splende sempre il sole: uno su tutti, aver sciolto il legame – onerosio – che legava la Sampdoria a Verre, da cui era lecito attendersi molto di più, anche se forse, nella passata stagione, chiusa all’8° posto e con l’eliminazione al turno preliminare dei playoff per opera del Palermo, Verre troppe volte è stato il facile capro espiatorio, quando le responsabilità sono sempre collettive. Comunque, alleggerendo il monte ingaggi, si sono messe le basi per permettersi l’ingaggio di Coda che in blucerchiato ha la possibilità, con una manciata di gol, di diventare il cannoniere  di tutti i tempi della Serie B (gli mancano solo 8 reti per raggiungere Schwoch a quota 135 gol). Certo, gli annetti sul groppone di Coda iniziano ad essere non pochi, compie 36 anni il 10 novembre e pur dovendo indossare i panni di guida della squadra, il suo impiego, inevitabilmente dovrà essere gestito, ma non dosato. Però è difficile che l’Hispanico, come lo chiamavano a Lecce (42 gol in due stagioni di B, 20+22), fallisca: con lui la doppia cifra in termini di gol è di fatto sempre garantita e non va dimenticato neanche il suo apporto da uomo assist (in carriera, in B ne ha fatti 45) che lo rendono un centravanti anomalo, capace di giocare anche per gli altri compagni e pure dietro a un’altra punta (interessante potrebbe essere verificare come si collocherebbe alle spalle di De Luca, sempre che l’attacante bolzanino non venga ceduto in A). Però il punto è un altro. Fino a pochi anni fa, a Genova, dove si gioca la stracittadina più accesa d’Italia ed è derby tutto l’anno, c’era una legge non scritta: era quasi vietato militare per le due squadre. Se accadeva, era meglio evitare il passaggio diretto, magari girando per altre piazze prima di approdare sull’altra sponda. E comunque, questo è quasi sempre avvenuto per giocatori non di primo piano. L’unico precedente paragonabile a questo, accadde nel 1996, quando il Genoa (in B) cedette l’Aeroplanino Vincenzo Montella – l’attuale ct della Turchia era stato prelevato dal Genoa di Spinelli dall’Empoli già di Corsi – in A alla Sampdoria di Enrico Mantovani. A Genova successe un quarantotto, quasi da moti di piazza: si arrivò a far esplodere una bomba carta all’ingresso del Genoa Point, allora nella bella e centrale Galleria Mazzini. Del resto lo stesso Coda, pur arrivando, a livello di cartellino, dal Genoa, la scorsa stagione ha fatto rivedere cose egregie in prestito alla Cremonese, dopo aver vissuto, proprio in rossoblù, la sua annata di B fra le meno felici, raggiungendo comunque quota 10 gol. Questo perché per Coda, proprio e solo col Grifone, l’amore non è mai veramente sbocciato. Beninteso, il contributo di Coda all ritorno in A del Genoa nel 2023, fu tutt’altro che trascurabile. Però a metà stagione quasi si consumò una frattura che lo portò a un passo dalla cessione anticipata a gennaio. Insomma, con il presidente Zangrillo, la holding 777 Partners e il dt Spoors, non filò tutto liscio, anche se mai il Genoa sarebbe tornato in A in “only one year”, se non avesse avuto Coda. Tuttavia, è significativa la sostanziale indifferenza con cui il popolo genoano ha accolto l’approdo dell’HIspanico in blucerchiato. Cosa che potrebbe caricare ancora di più Coda. Purtroppo però, quest’anno il derby di Genova non si gioca.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-b

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