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“Oltre il campo”: Cristian Shpendi, tutti i segreti del bomber

«Arrivo nel 2019 a Cesena, faccio due anni di settore giovanile, poi mi trasferisco in pianta stabile in prima squadra nel 2022, all’inizio della stagione nella quale purtroppo siamo usciti malamente contro il Lecco nella semifinale play-off di Serie C.  Quello forse è stato il punto più basso dei miei anni a Cesena e da lì mi sono sentito di dover ripartire più forte di prima, perché mi sentivo in dover di dare qualcosa in più a Cesena dopo quello che era successo. Dopo essere usciti quell’anno sono stato male durante l’estate, perché sentivo un po’ il peso di non aver dato quello che potevo dare al club.
Nella mia testa è scattato subito il fatto di dover restituire qualcosa ai tifosi ed alla società. L’unica cosa che ho pensato in quel momento era di lavorare non al 100%, come faccio di solito, ma al 200%, però con la mente libera, per cercare di essere me stesso e tirare fuori il meglio di me. Ad oggi penso che sia stata la strada giusta.

Indossare la maglia del Cesena è un motivo di orgoglio e di appartenenza verso questa città. E, ogni volta che mi metto quella maglia in spogliatoio, sento di dover dare tutto per questa città e per questi tifosi.

Il primo ricordo che ho in maglia bianconera è sicuramente il mio primo gol realizzato all’Orogel Stadium, dove purtroppo ho segnato sotto l’altra curva, però dopo il gol sono andato a esultare verso la mia famiglia a cui devo tutto.

Io sono molto legato alla mia famiglia, a mio fratello, a mia sorella ed ai miei genitori, perché fin da quando siamo piccoli, sia io che Stiven, siamo sempre stati appoggiati da mia sorella e dai miei genitori nell’ambito sportivo e anche in generale. Quindi quando entro in campo, ogni cosa che faccio, la faccio soprattutto per loro, per i sacrifici che hanno fatto. Il rapporto con mia mamma è un bellissimo rapporto madre-figlio. Gli voglio un bene dell’anima e lei è stata sempre presente anche nei momenti più difficili a supportarci e a tifare per noi.

Fin da piccoli noi abbiamo sempre giocato a calcio, anche se tra me e Stiven quello che era innamorato del pallone era solamente lui: andavamo al campo a giocare insieme con nostro babbo, però io tante volte non volevo uscire dalla macchina, anzi spesso piangevo perché non volevo proprio giocare.
Mi piaceva giocare a calcio, ma non era il mio primo obiettivo. Da piccolo mi piaceva sognare di fare l’astronauta, mi perdevo ad osservare la Luna e le stelle.

Con mio fratello gemello Steven abbiamo un rapporto veramente speciale e secondo me, chi non vive o non sa di gemelli, non riesce a comprendere l’unicità esistente tra di noi. Siamo sempre disposti ad aiutarci l’un l’altro e ci sentiamo sempre, perché avvertiamo il bisogno di farlo e ci sentiamo come una cosa sola, siamo veramente vicini. Abbiamo anche due caratteri abbastanza simili, ci vogliamo tanto bene ed il nostro rapporto è veramente difficile da spiegare.Scendo sempre in campo con un polsino sul quale scrivo “per Stiven e per la mia famiglia”, perché voglio dare tutto per loro quando gioco. Segnare sotto la curva mare ogni volta è un’emozione nuova, perché quando vedi il pallone insaccarsi dentro sai che ci sono tantissime persone allo stadio pronte ad esultare per il tuo gol e questa è un’emozione indescrivibile.

Mi capita spesso, quando passeggio in centro o in tanti altri posti, di essere fermato sia da persone adulte che da bambini che seguono il Cesena ed essere un punto di riferimento per loro mi rende orgoglioso, perché so di essere anche un esempio in campo per i ragazzini che sognano di poter giocare per il Cesena un giorno. Io come persona cerco sempre di essere disponibile e sorridente con loro, per renderli felici anche se è una piccola felicità quella di salutarmi.

Sono cresciuto e ho dato i miei primi calci al pallone in un campetto di quartiere e adesso giocare davanti a più di 10.000 persone al Manuzzi è da brividi. Per me, quando a fine partita cantiamo Romagna Mia, è proprio l’essenza del Cesena: l’unione tra la squadra, la società e i tifosi. Sento proprio la felicità ogni volta che la cantiamo e farlo sotto la nostra curva è sempre un’emozione fantastica».


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-b


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