Sono lontani i tempi in cui Mikel Arteta si sentiva obbligato a rassicurare il popolo Gunners con quella frase poi diventata un mantra del suo regno sulla panchina dell’Arsenal: “Trust the process“. Oggi, nella parte rossa del nord di Londra, nessuno dubita più che quel processo possa finalmente concludersi con il titolo che interromperebbe un’astinenza lunga oltre due decenni. Anzi, il continuo alzare l’asticella, unito a investimenti sul mercato sempre più importanti, ha condotto a un fatto paradossale: quest’anno l’Arsenal, dopo tre secondi posti consecutivi, è praticamente obbligato a vincere. Nessuno, tra i dirigenti del club, lo ha dichiarato apertamente, ma è chiaro che tutti — Arteta in primis — siano consapevoli che ogni risultato diverso dalla vittoria del titolo verrebbe considerato un fallimento.
Una consapevolezza che, sin dalla prima giornata, la squadra ha dimostrato di saper gestire con grande responsabilità. Tanto che quest’anno si è catapultata sulla stagione con la forza di chi sa di essere la più forte. È chiaro che la cura Arteta, iniziata nel dicembre 2019 dopo il tramonto del progetto Emery — che stasera i Gunners si ritroveranno di fronte in una sfida che potrebbe costare all’Arsenal la testa della classifica o rappresentare l’ennesima prova di forza in una stagione finora quasi perfetta — sia arrivata alla sua fase finale.
Un miglioramento e un’evoluzione continuia
Questa squadra è in perfetta simbiosi con il proprio allenatore: una creatura costruita attraverso idee studiate, provate, rinnovate, riviste e riadattate con intelligenza alle caratteristiche di una rosa che negli anni è cambiata tanto, fino a diventare una delle migliori d’Europa. Il basco ne è il leader assoluto, il comandante in capo. Le sue idee continuano a plasmarne ogni passo. Un miglioramento e un’evoluzione continui che gli hanno creato intorno la fama di allenatore tra i più innovativi d’Europa: dall’idea di invitare i piloti della Royal Air Force britannica per capire come comunicano (“perché per loro è una questione di vita o di morte, e sono sicuro che non usino 20 frasi o 20 parole, se ce n’è una sola“), a quella di invitare borseggiatori professionisti a una cena di squadra per rubare oggetti ai giocatori, nel tentativo di insegnare loro l’importanza di essere sempre vigili. O quella di suonare a tutto volume l’inno del Liverpool (“You’ll Never Walk Alone”) durante un allenamento, per preparare i suoi all’atmosfera di Anfield. Ma non solo: anche tatticamente è in continua evoluzione.
Nulla è lasciato al caso
La sua squadra, per esempio, faticava a trovare soluzioni sui calci da fermo. Così ha chiesto al club di ingaggiare Nicolas Jover, dal 2021 preparatore sui calci piazzati, che ha trasformato i Gunners in una delle squadre più letali al mondo in queste situazioni. Per Arteta il calcio è scienza, ma anche psicologia: ed è per questo che, conoscendolo, non vi è dubbio che nelle ore che hanno preceduto la gara di questa sera contro l’Aston Villa (una delle due squadre che hanno battuto i Gunners in questa stagione), il basco abbia fatto rivedere fino allo sfinimento il gol di Buendia che 20 giorni fa, a Villa Park, è costato alla sua squadra una bruciante sconfitta a tempo praticamente scaduto. Così che, come direbbe lui, stasera tutti siano disposti a dare “ogni goccia del proprio sangue”.
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