Al Real Madrid i campanelli d’allarme non suonano più perché la sirena, oramai, è fissa. La nuova lesione di Éder Militão pesa come un macigno su una difesa già decimata. Il brasiliano, leader della retroguardia merengue, starà fuori almeno quattro mesi per la rottura del bicipite femorale sinistro con interessamento del tendine. Un colpo durissimo, arrivato proprio quando sembrava aver ritrovato la miglior versione dopo due anni tormentati: due rotture consecutive del legamento crociato – prima al ginocchio sinistro, poi al destro con doppio menisco coinvolto – che lo avevano portato vicino all’addio al calcio. Per capire quanto sia grave l’emergenza, basti pensare che su 25 giocatori della prima rosa, il Real ne ha sette infortunati, sei dei quali sono difensori. Carvajal, Alexander-Arnold, Huijsen, Alaba, Mendy e, appunto, Militão: il 60% del reparto è in infermeria. Una concentrazione anomala, che costringe Xabi Alonso a improvvisare soluzioni tecnico-tattiche. E, come se non bastasse, a complicare il quadro alla vigilia della sfida contro il Manchester City, ci sono i guai fisici di Camavinga e gli acciacchi post-Celta di Rüdiger, Valverde e Bellingham. Lo stesso Mbappé non sarà al cento per cento a causa della frattura riportata al dito anulare della mano sinistra.
Real a picco e Xabi Alonso sulla graticola
Insomma, è un Real Madrid groggy, sia fisicamente che mentalmente, quello chiamato a reagire nel momento di massima difficoltà, contro un rivale tutt’altro che semplice guidato dal suo nemico giurato: Pep Guardiola. La sconfitta interna con il Celta ha, infatti, incrinato le poche certezze di Xabi Alonso: “Siamo tutti arrabbiati. La lesione di Militão ci ha colpito psicologicamente”. Il rendimento della sua squadra, però, si è inceppato: due vittorie nelle ultime sette gare, contro le tredici nelle prime quattordici. Il distacco accumulato (-4) dal Barça pesa, e la gestione dell’allenatore è finita inevitabilmente sotto esame, sebbene la dirigenza riconosca che la piaga di infortuni condizioni ogni valutazione. Il punto interrogativo più grande, però, riguarda lo spogliatoio: fino a che punto il gruppo vuole continuare con Xabi Alonso? E quanto la squadra crede ancora nel suo progetto? A Valdebebas nessuno vuole parlare di ultimatum, ma a questo punto la partita contro il City diventa determinante. E non necessariamente perché il basco si gioca il posto, quanto perché dal risultato e dalla prestazione dipenderà il clima che ci sarà attorno a lui nei prossimi giorni. Gli elogi “a prescindere” di sei mesi, sono improvvisamente diventati critiche. Non a caso, si comincia già a parlare dei suoi ipotetici sostituti (Zidane e Klopp), sebbene, almeno per ora, siano più suggestioni che reali opzioni. Quello che è certo è che i suoi margini di errore siano minimi.
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