Azeglio Vicini, ct che guidò l’Italia delle ‘notti magiche’ del ’90, ripeteva spesso un consiglio ai suoi difensori in marcatura: «Se tieni un avversario per la maglia, non lasciarlo fino a quando la palla non va via. Altrimenti lui cade». Se lo ricorda bene Walter Zenga, rimasto tanto affezionato a lui. L’ex portiere dell’Inter ci ha ripensato martedì sera, quando Wirtz è caduto in area nerazzurra, inducendo Zwayer ad assegnare il calcio di rigore per il Liverpool su richiamo del VAR: «L’unico errore di Bastoni è stato mollarlo a un certo punto, ma la decisione dell’arbitro rimane fuori da ogni logica. Io non so i direttori di gara come si allenano e cosa pensano quando devono giudicare al monitor, ma è grave non intuire certe dinamiche. Io li porterei ad allenarsi con le squadre a volte e gli farei giocare qualche partita per capire alcune cose».
Tipo?
«Non si può pretendere che i difensori in area si comportino come le sagome del calciobalilla. È normale che ci sia contatto, che ci si possa tenere per la maglia. Come si può stabilire che sia da rigore una trattenuta per la quale uno casca cinque secondi dopo?».
Che Inter era stata fino a quell’episodio?
«Gli infortuni di Acerbi e Calhanoglu hanno inciso molto sulla gara e sulla gestione dei cambi, ma era stata una buona Inter».
Sei sconfitte però sono tante.
«L’Inter non ha mai perso meritatamente. Anche a Napoli a un certo punto era rientrata. Non mi preoccuperei».
C’è un complesso da superare nei big match?
«Se guardiamo le ultime due sconfitte, con Atletico e Liverpool, si tratta di casualità assoluta. Nel derby, l’Inter ha tirato venti volte in porta e ha sbagliato il rigore. Quando crei tante occasioni e il portiere avversario è il migliore, non hai molto da dire alla squadra».
Cosa l’ha sorpresa maggiormente di Chivu?
«La capacità assoluta di gestire la comunicazione, è un ragazzo molto intelligente. E sta portando risultati: in campionato l’Inter è in alto, mentre in Champions può ancora giocarsela. Certo, mancano due turni impegnativi, ma saranno cavoli amari anche per gli altri».
È riuscito a coinvolgere anche Luis Henrique e Diouf.
«Certi giocatori non li scegli col tiro della monetina. Li valuti e sai cosa possono darti. Era successo anche a me»
Con chi?
«Mazzola mi mandò a vedere un ragazzo in Francia: era Sebastien Frey. Andai a spiarlo più volte in allenamento per raccogliere dati, poi decisi di non fermarmi a guardarlo in partita: avrebbe potuto anche sbagliare, ma ciò che contava me l’aveva già trasmesso».
La stagione di Lautaro?
«Stiamo parlando del giocatore più rappresentativo dell’Inter. Lo ricomprerei altre mille volte, attaccanti come lui non se ne trovano. Guai a metterlo in discussione».
Anche Sommer è finito nel mirino della critica.
«Non scherziamo neanche. Ciclicamente ci sono giocatori che vengono presi di mira, è capitato anche a me. Il Sommer di oggi dà tranquillità al reparto, non ha fatto errori eclatanti. Poi capita anche a Donnarumma o Maignan di sbagliare».
Per il futuro chi consiglierebbe all’Inter?
«Io riconosco il valore degli stranieri, ma preferirei sempre un italiano. Caprile, Meret, Carnesecchi… ce ne sono tanti».
E se fosse Josep Martinez il profilo giusto?
«Questo lo sa solo lo staff di Chivu. Lo abbiamo visto poco per poterlo giudicare».
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