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RIYADH (dall’inviato) – Come in un cerchio del destino che proverà a chiudere, il Napoli ha fatto un girotondo dal Dall’Ara a Riyadh in quarantatré giorni: è caduto di schianto, ha tremato, ha alzato la voce e abbassato gli occhi, e poi s’è rialzato a testa alta. Fiero e orgoglioso come il suo allenatore.

La svolta del Napoli dopo il ko di Bologna

La finale di Supercoppa contro il Bologna in programma domani alle 20 italiane all’Al-Awwal Park, l’arena illuminata di blu in mezzo al deserto di asfalto e grattacieli della capitale saudita, sembra tanto una pagina vuota dove scrivere solo la parola fine: di un percorso, di un cammino, di un momento che in un mese e mezzo s’è trasformato da brutto e deprimente a entusiasmante e bello. Il 9 novembre, dopo la sconfitta contro la squadra di Italiano in campionato e la durissima analisi di Conte con successiva settimana a Torino, sembrava dovesse succedere il finimondo: addio sogni di gloria, gruppo svuotato, fine di tutto. Addio. E invece, fu un nuovo inizio. Si direbbe una svolta: modulo nuovo, l’esplosione di Neres, la scoperta di Lang, la crescita complessiva, cinque vittorie consecutive, un paio di frenate fisiologiche e la vittoria con il Milan in semifinale di Supercoppa. Tutto “merito” del Bologna, allora? Così è, se vi pare.

Supercoppa, la sfida tra Conte e Italiano

Antonio Conte è pronto a giocarsi l’ottava finale della sua carriera dopo quelle con la Juventus (Coppa Italia e due volte in Supercoppa), il Chelsea (Community Shields e due in FA Cup) e l’Inter (Europa League): sfiderà Italiano, mister cinque finali consecutive dal 2023, e chi riuscirà a spuntarla porterà a casa il secondo titolo in sette mesi dopo scudetto e Coppa Italia. Bell’incrocio, vero? Già, ma quanta fatica e quante cose dai giorni del primo round tra i due in Serie A. Fu traumatica, quella giornata, ma come spesso accade è proprio un trauma a sbloccare i ricordi e a risvegliare emozioni e sensazioni: e il Napoli è tornato quello di un tempo, magari anche più tenace e feroce considerando l’incredibile emergenza che ha costretto la squadra a giocare otto partite in ventisei giorni con gli uomini contati. Stringendo i denti e spalando fango.

Dal Dall’Ara a Riyadh, si chiude un cerchio

La finale, partita numero nove di una maratona corsa tra Italia, Portogallo e Arabia, sarà prestigiosa come ogni partita che mette in palio un trofeo, ma anche molto significativa. E tatticamente stuzzicante, con un salto indietro di oltre un anno: 484 giorni e 62 partite fa, in occasione della seconda giornata del campionato 2024-2025, Conte firmava la sua prima vittoria da allenatore del Napoli proprio contro il Bologna. All’epoca non era ancora arrivato McTominay e il 4-3-3 era soltanto un’idea legata al mercato, e così il signor Antonio cuciva il 3-4-2-1: finì 3-0 per i futuri campioni d’Italia. Al ritorno e alla prima di questa stagione, e sempre al Dall’Ara, con il 4-3-3 sono arrivati un pareggio e la famosa sconfitta della svolta. Tutto chiaro? Viaggio nel tempo tattico, nuova vita e nuove cose, il solito Napoli, lo stadio nel deserto: dal Dall’Ara a Riyadh, un cerchio lungo quarantatré giorni. Non resta che chiuderlo scavando tra i ricordi: Conte ha giocato due finali di Supercoppa e le ha vinte entrambe.


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Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a

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