Verrebbe da dire: fino alla fine, un po’ come da motto. Ma la fine sembra già arrivata, perché in un’acquisizione c’è certamente un compratore, però pure chi dev’essere disposto a vendere. Se manca una delle parti in causa, più pragmaticamente, l’affare non avviene. E tanti saluti a chi ci ha provato. Ecco, Tether, di salutare, non ne ha intenzione. Né si accontenta della prima risposta: dagli Usa ribadiscono pertanto come l’intenzione sia quella di provare ugualmente un rilancio, così da tentare Exor. I risultati, per quanto prevedibili e in larga parte già annunciati da John Elkann e accertati dal comunicato dell’azionista di maggioranza, sono ugualmente da comprovare. Almeno per Ardoino e i suoi, trincerati nel silenzio social dopo aver passato la giornata di venerdì a montare la possibilità di diventare presto, forse subito, una nuova luce di speranza per i tifosi con cui si interfacciavano tra un tweet e l’altro.
Il reale valore della Juve
No, ieri non sono arrivate reazioni, non ufficiali almeno. Il Ceo di Tether ha trascorso buona parte della giornata in viaggio e ha messo da parte le cartucce che pure ha in canna: la sensazione, comprovata dal modo in cui è stato accolto il rifiuto alla proposta d’acquisto, è che tutto questo fosse esattamente nel piano dei vertici del colosso cripto, adesso chiamati al passo successivo, verosimilmente a un’offerta in grado di superare ampiamente la prima di circa 1,1 miliardi di euro, destinati ad arrivare a 1,4 miliardi se si considerano i 300 milioni di indebitamento netto. Insomma: non è poco. Ma è pur sempre meno del valore reale del club, che si aggira almeno attorno ai 2 miliardi di euro con annessi e connessi. Perciò? Superare quella soglia, tanto pratica quanto psicologica, potrebbe essere una buona base di partenza.
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