TORINO – Facciamo un quiz. Quand’è che Urbano Cairo ha pronunciato queste frasi? «Sul mercato abbiamo le idee chiare. Valutiamo le opportunità, vogliamo migliorare la squadra il più velocemente possibile, ma dipende anche dalle altre squadre». Rispondendo esattamente non si vince però nulla, perché indovinare è fin troppo facile considerato che non c’è solamente un’opzione corretta, ma ce ne sono varie che possono andare bene. Seppur con parole differenti, questi concetti li ha ripetuti più volte il presidente granata: l’ultima sabato sera, dopo il summit di due ore con Gianluca Petrachi e Marco Baroni. Quasi un mantra a cui la gran parte della tifoseria non crede più: lo dimostra la contestazione che nell’ultimo anno e mezzo ha ripreso forza e prosegue partita dopo partita (i cori contro il presidente non sono mancati neppure nel corso della partita contro il Cagliari).
Cercasi rinforzi
Ora si aspettano i rinforzi dal mercato invernale, quelli che dovrebbero (almeno in teoria) permettere di mettere un taccone ai buchi del mercato estivo, così come l’anno scorso si attendeva il sostituto di Duvan Zapata, infortunatosi a ottobre. Lo attendeva più di ogni altro Paolo Vanoli che per mesi ha spiegato quanto pesasse l’assenza di un centravanti vero in avanti. È stato trattato a lungo Beto, invece alla fine non è arrivato nessuno. Perché Amine Salama non aveva le caratteristiche della prima punta, anche se teoricamente avrebbe potuto ricoprire quella posizione. Ma dove avrebbe potuto realmente giocare non lo abbiamo mai realmente potuto scoprire, considerato che ha chiuso la sua esperienza in granata con zero presenze. E non solo per l’infortunio che lo ha colpito, ma anche perché tecnicamente non ha mai convinto, tanto che pure quando era sano, Vanoli non lo ha preso in considerazione. Ora Baroni avrebbe bisogno di almeno un difensore centrale, ma anche le fasce andrebbero rinforzate. Qualcuno arriverà, Petrachi è già al lavoro, ma resta da capire quando. «Abbiamo le idee chiare, ma non credo che immediatamente possa arrivare qualcuno», ha sottolineato Cairo. Ma basteranno i rinforzi di gennaio a far vivere una seconda parte stagione differente dalla prima? Negli ultimi anni così non è stato, a meno che non si consideri un nono posto come un risultato positivo per il Toro. Ma un nono posto non può essere un risultato positivo per il Toro.
Il salto di qualità
Nel gennaio del 2019, a metà di quella che è la miglior stagione della ventennale storia del Torino Fc, Cairo disse: «Vogliamo giocatori che ci facciano fare il salto di qualità, non prenderemo tanto per prendere». Non arrivò nessuno, ma la squadra di Walter Mazzarri chiuse comunque il campionato al settimo posto con 63 punti. I giocatori per il salto di qualità non sono però arrivati neppure nelle sessioni di mercato successive, che fossero quelle estive o quelle invernali, anche se qualche acquisto costoso, va sottolineato, è stato fatto (da Verdi a Ilic e Casadei). Da quel momento Cairo ha più volte ripetuto di «avere le idee chiare», di «voler accontentare l’allenatore» di turno. Ma il Toro nel frattempo è sempre lì, che non cresce mai, che non regala quelle gioie che i tifosi vorrebbero, che non fa sognare, che sbaglia la partita che potrebbe riaccendere un lume di speranza, che nel migliore dei casi a metà campionato non ha quasi più obiettivi, nel peggiore deve invece guardarsi alle spalle, come accaduto nel 2020 e poi nel 2021, quando a gennaio Nicola subentrò a Giampaolo e Cairo in conferenza stampa dichiarò: «Sul mercato abbiamo le idee chiare. Lavoriamo con Vagnati per accontentare Nicola». Basta cambiare i nomi del ds e dell’allenatore e viene fuori la stessa frase pronunciata sabato dopo Torino-Cagliari.
Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a
