C’è chi vive il calcio come una vocazione totale e chi, invece, lo attraversa quasi per caso, lasciandolo nel momento di massima consacrazione. La storia di un talento capace di conquistare l’Europa e poi allontanarsene volontariamente resta una delle più affascinanti e atipiche dello sport moderno. Un percorso fatto di successo, scelte controcorrente e ricerca personale. Dallo stadio alle passerelle, dai riflettori del Mondiale a un viaggio interiore lungo anni. Una carriera breve ma intensa, dove fece perdere uno scudetto alla Juve per un caso molto particolare, seguita da una seconda vita costruita lontano dal campo. Una figura capace di unire sport, cultura e imprenditoria. Ora è passato ai Globe Soccer Awards di Dubai, lo avete riconosciuto? Sono passati anni da quando ha deciso di intraprendere una nuova via, lontano dal calcio e cercando di promuovere l’industria giapponese.
Nakata, Holly e Benji e gli inizi col calcio
Beh la risposta è una sola: Hidetoshi Nakata. Il giapponese non è mai stato il classico bambino che sogna di diventare un calciatore professionista. Il suo primo contatto con il pallone nasce quasi per gioco, affascinato dalle avventure di Captain Tsubasa, conosciuto in Italia come Holly e Benji. In un Giappone dove il calcio non era ancora lo sport dominante, quel manga rappresenta una scintilla decisiva. Cresciuto nella prefettura di Yamanashi, ai piedi del Monte Fuji, inizia a giocare senza particolari ambizioni. Il suo talento, però, emerge rapidamente. Con il Bellmare Hiratsuka, nella J-League, si mette in luce contribuendo alla vittoria della Coppa delle Coppe d’Asia nel 1995. Le sue qualità tecniche e la personalità lo portano presto sotto i riflettori. Le Olimpiadi di Atlanta del 1996 sono state il primo vero palcoscenico internazionale. Ma è ai Mondiali di Francia ’98 che il mondo ha scoperto per davvero Nakata. Non solo per il suo calcio, ma anche per uno stile unico, reso iconico dai capelli tinti che cambiavano colore.
Le esperienze calcistiche in Italia
Dopo il Mondiale del 1998, l’Italia diventa la sua nuova casa calcistica. Il Perugia lo acquista per una cifra a quel tempo da record, puntando su un profilo ancora tutto da scoprire. L’impatto è immediato: dieci gol nella prima stagione da centrocampista, con una doppietta all’esordio a far rumore. Da lì inizia un percorso che lo porta nei grandi club della Serie A. Il passaggio alla Roma rappresenta un salto di livello definitivo. Successivamente veste anche le maglie di Parma, Bologna e Fiorentina, vivendo esperienze diverse ma sempre significative. C’è spazio anche per un’avventura all’estero, con il prestito al Bolton in Premier League. In ogni squadra lascia il segno per professionalità e intelligenza tattica. Nakata diventa un simbolo del calcio giapponese in Europa. Un ponte culturale oltre che sportivo. Un giocatore riconoscibile, dentro e fuori dal campo.
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