TORINO – Stavolta non era la paura a spezzare il fiato, a rendere le gambe pesanti. Questo era il problema della Juve vista contro il Pafos e anche in altre occasioni di questa stagione. Una squadra intrappolata da fragilità che vanno ben oltre qualsiasi discorso di natura tecnica e tattica. A Pisa, prima dell’intervallo, c’è una cosa che ha mandato fuori di testa Luciano Spalletti: la mancanza di concentrazione. Un peccato grave da farsi perdonare quando l’arbitro fischia la fine. Ma dopo il duplice fischio c’è ancora lo spazio sacro dello spogliatoio all’interno del quale poter intervenire. E Spalletti, proprio come contro il Pafos, si è fatto sentire. Con effetti diesel, però. Anche i primi dieci minuti del secondo tempo, infatti, non li ha digeriti tanto facilmente. Il ritmo tambureggiante del Pisa ha messo in difficoltà la Juve ben oltre il livello consentito. C’erano pochi spazi, sì, ma ad un certo punto la squadra è diventata arruffona. Perdendo riferimenti e regalando fiducia ai toscani. Troppa fiducia. I pali di Moreo e Tramoni, in qualche modo, sono i baci della fortuna sulle gote di Spalletti. La stessa che non era stata così clemente in Champions League contro lo Sporting e pure in campionato contro il Toro. Due partite in cui la Juve avrebbe meritato un po’ di più di quanto raccolto, soprattutto contro i portoghesi. Ieri Lucio si è arrabbiato negli spogliatoi. Richiamando l’attenzione di tutti.
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