Chissà. Chissà cosa sarebbero stati. Chissà se, quanto e come avrebbero giocato insieme. Chissà se la stella di uno avrebbe oscurato quella dell’altro. Oppure se ci sarebbe stata abbastanza luce per entrambi. Di sicuro, i tifosi della Juventus, ma anche gli allenatori, si sarebbero divertiti a sceglierli, a spronarli, a spalancare loro una strada che avrebbe fatto comodissimo pure ai bianconeri. Ecco, si può dire, e non senza un pizzico di rammarico: Kenan Yildiz ha fatto il percorso che sognava per sé Matias Soulé. L’attaccante argentino era destinato a diventare il numero dieci della Juve, a prendere l’eredità di Paulo Dybala in tutto e per tutto. E invece? Invece un anno al Frosinone. Invece la cessione poco dopo, quando invece sperava di essersi conquistato un posto all’interno della squadra allora allenata da Thiago Motta a suon di prestazioni. Nulla. Si è fatto presto guizzo da mercato, operazione impossibile da rifiutare: poco più di 25 milioni di euro con buona pace della dose di rischio, e nemmeno una percentuale ad addolcire eventuali rimpianti.
Matias e Kenan: destini diversi
Intuizione di Tognozzi, Matias è stato a lungo il fiore all’occhiello delle giovanili juventine: ha fatto una trafila più diretta, diversamente da Yildiz, arrivando a 16 anni e ritagliandosi un ruolo fondamentale tra Under 17 prima e Primavera poi. Kenan in questo è stato più rapido: in un paio d’anni Under 20 e Next Gen, col seme già piantato per l’avvenire in prima squadra. La grossa differenza tra i due è nel grado di fiducia che la Juventus ha saputo dargli: il turco è sembrato sin da subito poter diventare un asset della società, per l’esterno argentino il retropensiero è stato invece ben più presente. Troppo leggero. Troppo acerbo, specialmente nelle scelte. Aveva bisogno di crescere, in fondo, e così è accaduto a Roma, dov’è diventato in poco tempo – quello di ambientarsi – tanto idolo dei tifosi quanto pedina fondamentale per Ranieri prima e Gasperini adesso.
Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a

