Khvicha Kvaratskhelia ha sempre colto tutti di sorpresa: quando nella primavera del 2022 fece le visite mediche con il Napoli, fu registrato con un nome falso perché il suo sarebbe stato troppo riconoscibile. Quando il Napoli lo acquistò dalla Dinamo Batumi, Georgia, era talmente un carneade che c’era chi rideva. Quando Spalletti pensava di averlo perso sul mercato, perché così gli aveva fatto credere Giuntoli, un giorno qualcuno bussò alla porta della sua casa di Milano: sorpresa, ecco Kvara insieme con il ds, piacere tutto mio. E ancora: le sorprese in campo, dove all’inizio partiva e dribblava anche le mosche dell’aria, inafferrabile figlio del vento dell’Est. E la sorpresa delle sorprese dopo 33 anni d’attesa: scudetto, champagne, vino georgiano. E poi, gennaio 2025, i giorni nostri, l’ultima sorpresa, un dribbling infinito: il capolista se ne va.
Kvaradona e una storia che è stata tutta un wow
La storia tra Napoli e Kvara è stata così, tutta un wow, incredibile, pazzesco, non è possibile: non era possibile che un ragazzino di 21 anni piovuto da Tbilisi, dal Caucaso meridionale, con un filo di barba e una zazzera di capelli neri corvino molto Anni 90 potesse fare quel che lui era – ed è – in grado di fare con il pallone tra i piedi a mille all’ora: slalomista formidabile, velocista, rifinitore, tiratore. Classe, tecnica, istinto, talento puro. All’inizio nessuno sapeva pronunciare il suo impronunciabile nome. Poi lo chiamarono Kvaradona o Kvaravaggio: inutile spiegare i perché.
L’uomo Kvara
Khvicha vive per il calcio: in città, in due anni e mezzo, s’è visto pochissimo in giro. Tutto casa, famiglia, Nitsa (moglie) e gol. Poi, ci ha messo anche un figlio ad agosto 2024: Damiane. Napoli lo ha amato alla follia: lui e Osimhen, i gemelli diversi dello scudetto, sono stati gli eredi di Maradona e Careca, Maradona e Giordano, Maradona e Carnevale. Con le dovute proporzioni umane – perché Diego è il Diego e Kvara stanotte è andato anche a rendergli omaggio al Murale dei Quartieri Spagnoli -, però magici senza essere MaGiCa. E Napoli ha goduto, ha pianto di gioia, s’è sentita libera. Come lui, con lui: «Quando gioco mi sento libero», disse una volta Khvicha. Era Peter Pan. Kvara Pan. Ha riportato la squadra sull’isola che non c’era da più di trent’anni.
Adieu Kvara
Poi, beh, si sa come vanno certe cose: è arrivato in punta di piedi, ha dimostrato di essere un campione, ha fatto giustamente i conti con il lavoro, con la professione, e sono venute fuori le cifre sbalorditive di un colpo di mercato magistrale firmato Giuntoli: pagato 11 milioni di euro alla Dinamo Batumi cogliendo un’occasione pazzesca, il primo anno ha guadagnato 1,2 milioni. Cioè, meno di chiunque nella rosa. Il più forte. Il Napoli, dopo l’anno d’incertezza post scudetto, in questi mesi è arrivato a formulargli un’offerta enorme, super, senza Champions: oltre 6 milioni di media d’ingaggio per 5 anni, dalla base a salire, con clausola da 75 milioni. Ma il Psg, che già in estate lo aveva convinto ad andare, è tornato alla carica con un contratto pazzesco che parte da 8,5 milioni e che crescerà negli anni. La scelta professionale e anche di vita, Paris je t’aime, era già compiuta: Conte lo aveva blindato a giugno e ora ha rispettato la volontà di Kvara.
Kvara lascia il Napoli, il popolo si divide
Napoli s’è divisa, come sempre, come ogni popolo del calcio: i comprensivi e nostalgici per lo spettacolo offerto da una parte; gli incavolati (ma comunque nostalgici) dall’altro. Normale, nella norma. Ma il calcio è un lavoro e le cose stanno così: è stato tutto fatto senza traumi, oltre a quelli emozionali. Ed è stato bello finché è durato: oggi volerà a Parigi a fare le visite con il Psg che lo ha pagato 70 milioni con i bonus. Amici più di prima: sul web piovono dediche, partacce e qualche inutile insulto. Ma è solo l’onda dei sentimenti: Kvara ha onorato il Napoli e il Napoli ha onorato Kvara fino all’ultimo giorno. Numeri: 107 partite, 30 gol, 29 assist in tutte le competizioni.
Il saluto ai compagni a Castel Volturno
Stanotte, dicevamo, ha fatto il suo ultimo giro in città, con tappa al Murale di Maradona. E stamattina, invece, è andato al centro sportivo di Castel Volturno per salutare i compagni: ha fatto slittare la partenza inizialmente programmata per la serata di ieri perché voleva abbracciarli tutti. L’ultimo tango prima di Parigi. Adieu. Anzi: mshvidobit. Che significa addio in georgiano.