Sarà pure una banalità, però vale la pena ribadirla: esiste una Juventus con Bremer e un’altra che deve farne a meno, sempre malvolentieri, mai a cuor leggero. Ecco, stasera Luciano Spalletti non deve preoccuparsi di totem, di leadership, di presenza – a volte pure scenica – della sua squadra. Una grossa mano gliela darà infatti il brasiliano, al ritorno dal primo minuto dopo ottantaquattro giorni di fila passati ad aspettare questo momento. E nel mezzo c’è stato di tutto: la consapevolezza di un altro infortunio, l’operazione subita, il percorso da affrontare, la palestra e le corse, i compagni incastrati tra un cambio di panchina e una richiesta di una nuova marcia. Gleison fuori, intanto. Come un anno fa, e come la sofferenza di quei mesi. Per fortuna, l’orizzonte stavolta era meno ripido, nemmeno così in salita, per questo l’ha affrontato raggiunto con il sorriso, di sicuro con una missione ben più chiara di altre volte. Aveva messo nel mirino la sfida col Pafos e tutto è andato per il meglio, minutaggio a parte. Quello è arrivato a Bologna, mentre con la Roma arriverà finalmente una maglia dal primo: era il programma, è stato rispettato. Com’è stato rispettato il piano di recupero per intero, compresa la “messa in condizione” che più rappresentava un punto interrogativo su cui era urgente una risposta, su cui era fondamentale dare sicurezze. “Gleison dà grande disponibilità, ma si vede che ha bisogno ancora di un po’ di tempo per non metterlo in difficoltà”, aveva raccontato del resto lo stesso Spalletti prima di Bologna. La squalifica di Koopmeiners gli ha dato da pensare tutta la settimana, e il brasiliano gli ha risposto non solo di entusiasmo, ma dando concretamente l’impressione di essere tornato a sentire il profumo della partita. Duro. Preciso. Attento. E poi, efficace. Così efficace da rendere più forti anche i compagni di reparto.
Spalletti: qualcosa è cambiato
Proprio su questa dote, Lucio confida di ricostruire la solidità della sua difesa: ha ritrovato Kelly in forma splendida, Kalulu le gioca tutte e quasi sempre è tra i migliori in campo, Koopmeiners da braccetto era cresciuto tanto e finalmente si era creato una comfort zone. L’assenza di Gatti, così come quella di Rugani – oggi provino decisivo, va verso la panchina -, avevano dato la sensazione di una rosa corta, ma non di una rosa non più in grado di essere all’altezza del nome. Qualcosa evidentemente è cambiato, anche solo per tenere la barra dritta e la rotta giusta. Qualcosa inevitabilmente va però aggiunto, e qui Bremer può fare davvero la differenza. Perché un totem fa esattamente questo, certo. Ma anche perché la Juve ne ha concretamente bisogno in questa partita, contro questa Roma. Gasperini lancerà Ferguson dal primo minuto e sarà il riferimento di Bremer; più in generale, in una partita da uomo su uomo, il centrale sa esaltarsi, perciò trovare fiducia, quindi eliminare gli ultimi, legittimi e inevitabili dubbi che si accumulano al rientro dalle fatiche di un infortunio. A Kelly il compito di affrontare un brevilineo come Soulé – su cui Cabal, pure lui verso la panchina dopo il test in mattinata, forse sarebbe stato più rapido ma meno duro -, per Kalulu ci sarà l’inserimento di Pellegrini oppure la qualità di Dybala. Insomma: non esattamente roba da poco.
Juve-Roma: in palio sogni e dilemmi
Come non è da poco la posta in palio e l’occasione che dà questo Juve-Roma: chi vince, può sognare molto più forte di quanto immaginava fino a poco tempo fa; chi perde, deve preoccuparsi di prendere in tempo il treno per la Champions League, l’unico a non accumulare mai ritardo. Ecco, provarci con un Bremer in più farà tutta la differenza del mondo: con Gleison in campo, in fondo, la Juve non ha mai perso una partita. Ha subito diversi gol – 10 in 6 partite -, però come risultato di un atteggiamento, non per un discorso di reparto. Contraltare: senza il centrale, invece, è capitolata e crollata, si è affidata a una nuova guida e ora sta ritrovando una sua bussola, oltre a un’altra identità. Un’identità che però non può non passare dal giocatore più importante, iconico e di sicuro tra uno dei veri top players di cui dispone Spalletti. Che ha applaudito alla disponibilità, che però non vede l’ora di vederlo alla vecchia maniera: sarebbe lo step che manca in talento e personalità. Sarebbe il passo decisivo verso una Juve ad altezza Juve.
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