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La Lazio a Wall Street: il mercato dei giganti, le regole e il processo per entrare


Per chi suona la campana Lotito, in aperta contrapposizione con il suo popolo, non si è ben compreso, ma la notizia va registrata e si tratta di un bel colpo, perché la Lazio, quotata a Piazza Affari da Cragnotti nel 1998, ha iniziato il percorso per una ribalta globale e acquisire a livello internazionale ulteriore visibilità, aprendo orizzonti inesplorati. Per un’eventuale ingresso nell’indice servirebbe un iter lungo (minimo 6-9 mesi) e non ancora iniziato. La società, costretta a scivolosi equilibrismi per limiti di fatturato e parametri finanziari superati al 31 marzo 2025, ha bisogno di aumentare i ricavi e di uno sponsor. Viene da un’estate surreale e da un blocco di mercato inevitabile, perché le sanzioni si scontano e non si annullano anche se nella nuova stagione l’indice di liquidità e di indebitamento sono andati in pensione. Ora conta il rapporto costo lavoro-ricavi e in questo caso i tifosi della Lazio, che pagano il biglietto o l’abbonamento all’Olimpico, potrebbero sentirsi traditi al posto del presidente-senatore. Da vent’anni fanno i commercialisti. Magari, come a Sarri, gli acquisti interessano più di una quotazione (non ancora avvenuta) che non risolve il dilemma delle Noif e il limite dello 0,8 su cui la Commissione Atelli, vero spauracchio, si pronuncerà a breve. 

I conti della Lazio e l’annuncio del “closing bell”

La contestazione ha provocato un effetto. Sotto pressione, Lotito dà il meglio e reagisce. «Mi avete rinforzato» ha replicato ai tanti che lo implorano di vendere. Non sarebbe sorprendente, perciò, se la fiducia professata (urlando) alla cena di Natale si trasformasse nell’accesso libero al mercato. La Lazio dovrebbe essere vicina alla soglia dello 0,8: poco sopra o appena sotto, un minimo intervento finanziario aiuterebbe a scongiurare il possibile blocco parziale (massimo della pena), cosiddetto saldo zero, a gennaio. In ogni caso, per quanto si debba tagliare (la Serie A andrà verso lo 0,7 a marzo), non si prevedono le catastrofi epocali di cui favoleggiano in tanti (noi no) da mesi. Lo stop, comprensivo di ripartenza lenta dopo sei mesi, era stato analizzato in estate da Lotito. Gli si può rimproverare tutto, tranne che sia fesso o non sappia fare i conti. Certo dovrebbe favorire l’armonia, non dividere, e nell’incertezza è meglio attendere il verdetto dell’Authority. Lo sbarco a New York è prestigioso, ma suonerebbe come un deterrente. Ieri, alle 22 italiane, Enrico Lotito ha suonato la campana, il cosiddetto closing bell, nella sede di Times Square a Manhattan. «Essere qui è un onore per il nostro club – ha spiegato il figlio del presidente volato a New York con Emanuele Floridi, responsabile della comunicazione – e rappresenta una tappa significativa. Ringraziamo Adena Friedman di Nasdaq per aver riconosciuto il ruolo sempre più centrale dello sport come piattaforma di innovazione, cultura e creazione di valore nel lungo periodo, e Jordan Saxe per aver creduto nella nostra idea di avviare un percorso strutturato in questo mercato. Per la Lazio rappresenta l’inizio di un dialogo tra sport, finanza e innovazione con una visione di lungo periodo. Grazie per averci accolto nella comunità del Nasdaq». Il progetto, supportato da advisor come Deloitte Legal e lo studio Rosenstandt, «segna l’avvio di un percorso orientato al rafforzamento delle relazioni, del brand e allo sviluppo di nuove opportunità di collaborazione nei mercati globali». Lotito non molla. Un partner, di sicuro, lo aiuterebbe ad alzare lo sguardo della Lazio. 


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Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a

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