TORINO – C’era bisogno di un po’ di tempo. O meglio, di depennare dalla chek-list una serie di “spunte”, prima di sfruttare la quiete passeggera delle feste per far ordine con i pensieri. Anzitutto, Mattia Perin ha sentito l’onere e l’onore – da leader dello spogliatoio bianconero qual è – di mettere a disposizione tutto se stesso pur di facilitare il recente passaggio di consegne in panchina. Pur di aiutare i suoi compagni, e lo stesso Spalletti, a costruire i presupposti della Juve che verrà. Un po’ come fanno oltreoceano i celebri “Welcome manager”: quei giocatori o dirigenti (soprattutto di basket o football americano) a cui spetta il compito di facilitare l’ambientamento dei nuovi arrivati. Bene, ora che la Juventus – complici gli ultimi risultati – si sta riabituando a respirare una parvenza di quell’armonia da tempo smarrita, Perin è uscito definitivamente allo scoperto con la società e con il resto dei compagni di squadra. Sì, perché il portierone – dopo sette stagioni a Torino – è ormai a un passo dal mettere un punto alla sua avventura in bianconero.
Perin vuole tornare protagonista col Genoa
Impossibile restare indifferenti di fronte alla chiamata del Genoa, la realtà in cui è cresciuto tra gioie e delusioni. In cui si è guadagnato la prima convocazione in Nazionale, consacrandosi tra i migliori portieri azzurri della sua generazione. In cui è diventato un uomo e un padre. Il Genoa lo ha contattato la prima volta oltre un mese fa, per volere di Daniele De Rossi, deciso ad affidargli le chiavi della porta (complici le prestazioni altalenanti di Leali) e di uno spogliatoio giovane, promettente, da instradare al meglio verso un nuovo capitolo del club. Questione di feeling, rispetto reciproco e di amicizia, nata nei vari raduni di Coverciano e mai intaccata dalle pieghe del tempo. Diversi i fattori determinanti, a cominciare dalla distanza con la Juventus per un ipotetico rinnovo di contratto (andrà in scadenza a giugno 2027), passando per la voglia sfrenata di concedersi un’ultima avventura da protagonista e titolare inamovibile prima del ritiro, dopo 7 stagioni passate a fare il vice di Szczesny – prima – e Di Gregorio – poi -. Anche perché Spalletti, al netto della stima che serba nei suoi confronti (qualche settimane fa l’ha definito “l’influencer dello spogliatoio”), è stato chiaro in termini gerarchici: nessuna alternanza tra i pali, come accadeva sotto la gestione Motta. Salvo qualche sporadica apparazione tra Champions e Coppa Italia, il titolare è e resta Michele Di Gregorio.
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