Spalletti ha un’idea ben precisa di Juve: non cambierà indirizzo, con o senza Bremer, anche se il brasiliano potrebbe aiutarlo a mutare codice genetico del gioco. Non esistono più i moduli, in costante aggiornamento durante la partita, come ha spiegato il tecnico di Certaldo avvicinandosi al confronto del Dall’Ara, superato in modo brillante. Ora serve la conferma e la Roma, sabato allo Stadium, cade a proposito. Perché la Signora, di nuovo salita al quinto posto, ha bisogno di restare lassù, di non staccarsi dal vertice, alimentando le ambizioni. Non ci può essere ritorno, ha sottolineato Spalletti, dopo il successo di Bologna. Non si accettano passi indietro, ecco la richiesta formulata ai bianconeri. Si tratterà di un’altra partita super-impegnativa, non solo legata alla tradizione e alla storia, nel segno di una rivalità accesa negli anni Ottanta dalle sfide epiche tra l’ingegner Viola e Boniperti, tra Falcao e Platini. Ci si gioca la reputazione e forse una bella fetta di campionato.
Spalletti studia le mosse
Gasperini, maestro delle marcature a tutto campo, ha appena sbranato il Como all’Olimpico e dimostrato di poter giocare come gli riusciva con l’Atalanta. Duelli individuali, pressione, aggressione. La Roma non ti concede respiro. Persino Fabregas, teorico del palleggio, ci ha lasciato le penne. E allora si torna al ragionamento di partenza. Non esistono moduli e posizioni codificate. Spalletti, studioso del calcio, si sta adattando alla nuova Serie A. Non è mica tanto appassionato al dilemma (difesa a tre oppure a quattro) degli ultimi giorni. L’idea di Juve, entrando al posto di Tudor, esisteva già e ha preso forma ulteriore. Si occupa e si copre il campo attraverso gli adattamenti e l’intelligenza dei giocatori. McKennie a destra, Cambiaso sulla fascia opposta, Yildiz e Conceiçao a supporto del centravanti (in origine Vlahovic, ora David o Openda), tre difensori. Koopmeiners arretrato per migliorare la costruzione dal basso e sostenere Locatelli e Thuram, i due mediani titolari. Miretti primo cambio. Parliamoci chiaro, la Juve è questa e non cambierà. Kalulu, in caso di linea a quattro, sarebbe l’unico terzino destro proponibile. Spalletti ci ha lavorato alla Continassa, preparando una svolta di cui non è (ancora) totalmente convinto. Taglia, cuce e plasma, è abituato a trovare le soluzioni. Non ha mai avuto un solo spartito, semmai inventa l’ibrido, come la difesa “tre e mezzo” ai tempi della Roma. Durante l’epoca di Coverciano, si era invaghito del palleggio perimetrale e del “tre più due”, formula guardiolana del doppio mediano davanti alla difesa. Un blocco basso per garantire l’equilibrio, quattro giocatori interni, come racconta il 3-4-2-1 trovato alla Juve.
La possibile formazione
Cambiare, di fronte allo stress test della Roma, è poco plausibile. Perché Gasperini seminerà di duelli il campo e forse bisognerà alzare la palla per sfuggire alla pressione. Mancherà Koopmeiners, squalificato. Per questo motivo, dopo il giallo all’olandese, è entrato Bremer a Bologna nell’ultimo quarto d’ora. Il suo ingresso non era preventivato. Il brasiliano è in ritardo di condizione, Lucio lo voleva provare. Chissà se un’altra settimana di lavoro basterà per promuoverlo titolare con la Roma, ma è difficile abbia 90 minuti. Altre due possibilità: Rugani, reduce da uno stiramento, o Cabal, entrato al Dall’Ara per Cambiaso, altrimenti Kelly dovrà assumere la posizione di Koopmeiners sul centro-sinistra.
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