Aprile 2016, Bergamo, stadio dell’Atalanta. Luciano Spalletti e Francesco Totti vengono da una notte folle: il tecnico sdraiato per terra in hotel ad ascoltare se dalle porte arrivano le prove di una partita a carte tra Francesco, Nainggolan, Pjanic e Manolas. La discussione. I novanta minuti. L’ingresso di Totti, il gol. Tutti che abbracciano il Capitano, Luciano che impazzisce. «Trovo la faccia di Spalletti a un centimetro dalla mia. Mi aspettava: “Basta, hai rotto le palle, pretendi di comandare e invece te ne dovresti andare, giochi a carte malgrado i miei divieti, hai chiuso”. È l’ultimo litigio, nel senso che perdo le staffe anch’io e ci devono separare in quattro», scrive l’ex numero 10 nel suo libro. È il punto di rottura nel rapporto tra il tecnico e il giocatore che più aveva amato nella sua carriera.
L’amico ritrovato
Quasi dieci anni dopo i rapporti sono distesi. L’amicizia non è quella di una volta, Spalletti non lo carica più sulla sua Ka con le stampelle, Totti non lo chiama “il pelato”. Ma la chat Whatsapp ha ripreso a funzionare, i sorrisi non sono di circostanza, i tempi sono maturi anche per quel pranzo a “La Rimessa”, promesso da tempo. L’amarezza ha lasciato spazio alla nostalgia e dove non sono arrivati i sentimenti è arrivata la pubblicità. Non hanno girato lo spot per Amaro Montenegro, oggettivamente molto riuscito, tanto che ha fatto il giro del mondo, gratis. Ci hanno guadagnato in tutti i sensi: economicamente e umanamente perché per entrambi era arrivato il momento di voltare pagina.
Una vita fa
Luciano oggi allena la Juventus, “Checco” è fuori dalla Roma, l’amore di una vita, anche se molti tifosi hanno faticato ad accettare la pace mediatica. Dieci anni fa, di questi tempi, Pallotta iniziava a pensare alla sostituzione di Rudi Garcia e i suoi collaboratori lo convinsero a richiamare l’ultimo allenatore vincente a Roma, l’unico in grado di gestire la fine della carriera di Totti. A loro dire, ovviamente. Perché Spalletti con la sua seconda Roma non fece male, pur non riuscendo a vincere, ma non riuscì a rendere meno duro l’addio di Francesco. Da quel pranzo a Miami con Pallotta, il legame con il suo capitano divenne un’agonia: discussioni pubbliche e private, l’intervista bomba al Tg1 in cui Francesco chiede rispetto, l’esclusione dai convocati prima del Palermo, le surreali conferenze in cui accusava i giornalisti “di voler far smettere Totti”, le testate al tavolo, l’addio a Trigoria col megafono in macchina. Come rivelò una volta Paredes in Argentina: «È stato tutto tanto, tutto troppo». Per non farsi mancare nulla, anche l’intervista di Ilary Blasi che lo accusa di essere «un piccolo uomo» e la risposta di Luciano che regala a Totti, per i 40 anni, il disco di Mia Martini. Una saga infinita, che ha portato a libri, documentari, fiction, fumetti e trasmissioni tv. E non ha reso omaggio a numeri straordinari: insieme hanno vinto tre coppe, Totti si è portato a casa la Scarpa d’oro segnando, in 190 partite, 100 gol.
© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Roma
Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a

