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Spalletti, il contadino che conosce i tempi giusti: tutti i suoi meriti


Operazione nostalgia. I tempi cambiano e oggi sono lontani quelli in cui il pianeta Juventus celebrava gli scudetti quasi con noia. L’ultimo, quello targato Sarri nel 2020, venne liquidato in poche ore. Come se fosse un fastidio. L’universo bianconero – Andrea Agnelli in testa – aveva lanciato un’Opa sulla Champions. Il fiore all’occhiello di quell’operazione era Cristiano Ronaldo. Sappiamo tutti com’è andata a finire. L’offerta è naufragata. Il resto è storia, tra plusvalenze, condanne della giustizia sportiva, avvicendamenti societari. E, soprattutto, ritorno alla modestia. L’astinenza da vittorie ti porta a festeggiare persino una Coppa Italia. Sono già cinque i campionati trascorsi senza una vittoria della Juventus. Non è un record, i corsi e i ricorsi storici esistono anche nel calcio. Per due volte i digiuni in Serie A sono durati nove anni: interrotti la prima volta da Marcello Lippi e la seconda da Antonio Conte, entrambi al primo tentativo. Adesso siamo al sesto campionato dall’ultimo tricolore. È cominciato con Tudor e sta proseguendo con Luciano Spalletti. Mentre in società John Elkann ancora una volta non ha saputo resistere alla sua predilezione per i manager francesi: Vasseur in Ferrari, Comolli alla Juventus. Ambiti diversi, risultati simili.

I francesi alla Juve funzionano meglio in campo (Platini, Zidane) che dietro la scrivania (ricordiamo Jean-Claude Blanc oggi amministratore delegato del Manchester United). M a questa non può essere certo definita la Juventus di Comolli. Dalla fine di ottobre, è la Juventus di Spalletti. Il primo colpo, da tanto tempo a questa parte, che può essere considerato degno della società bianconera e del suo blasone. Appena arrivato, ci ha pensato l’ex ct della Nazionale a scuotere l’ambiente dal torpore delle sconfitte. È stato lui a ricordare che la Juventus ambisce per definizione allo scudetto. Lo hanno ascoltato distrattamente, come se fossero frasi di rito. Non gli hanno creduto più di tanto. Eppure, passo dopo passo, tra una frenata e una caduta, Spalletti la Juventus la sta rimettendo in sesto. Nelle ultime due giornate, ha battuto Bologna e Roma. E adesso la Juve è quinta. A quattro punti dall’Inter capolista (che deve recuperare una partita, quindi potenzialmente a meno sette). E soprattutto a un punto dalla Champions che in teoria resta l’unico, vero, traguardo della stagione.

In teoria. Perché anche i nobili decaduti hanno voglia di sognare. In questi giorni non c’è juventino che non stia studiando il calendario. Pisa fuori casa, Lecce in casa, Sassuolo in trasferta, Cremonese alla Stadium e Cagliari in Sardegna. Prima del doppio appuntamento decisivo, a Torino: Benfica in Champions e Napoli in campionato. Cinque giornate per tornare a provare brividi ormai dimenticati. Per risfoderare l’orgoglio juventino. E anche per comprendere che le vittorie degli scudetti non vanno mai snobbate. Non sai mai il futuro che cosa ti riserva. I l condottiero è lui, il professionista che ha domato piazze complicate come Roma e Napoli. Che non è mai banale quando esprime un concetto. Mai completamente soddisfatto quando la sua squadra gioca. Che non conosce altra cultura che quella del lavoro. Se oggi gli juventini possono tornare a divertirsi a fare calcoli fantasiosi, tanti meriti vanno a Spalletti. Il contadino che conosce i tempi della semina e del raccolto.


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Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/calcio/serie-a

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