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“Un mio allenatore quando ero piccolo mi diceva…”, Spalletti, la frase cult e la leggenda Gavazzi


Luciano Spalletti ha un cassetto pieno di ricordi. Un bagaglio stracolmo di esperienze, una vita piena di vite vissute dentro. Come una scatola cinese. Ma nel lungo viaggio personale e professionale ritorna spesso all’alba della sua carriera, quell’adolescenza trascorsa ad Avane insieme a suo fratello Marcello prima di spiccare il volo verso il professionismo. Nella conferenza stampa successiva a Juve-Roma si è concesso una licenza poetica sul ruolo dei difensori nel calcio moderno. Partendo da una considerazione: «I difensori devono partecipare di più alla manovra quando abbiamo palla. Io sono difensore, devo togliere la palla agli altri. Ma quindi tu fai il difensore per rubare la palla agli altri? Che divertimento è? Gioca a pallone, divertiti quando hai tu la palla e tenta di far gol».

L’episodio di infanzia

Proprio in quel momento racconta un episodio della propria infanzia: «Un mio allenatore quando ero piccolo, visto che facevo il difensore, mi diceva: “Ma uno che gioca a calcio per marcare un altro non lo capisco”. Aveva ragione. La Roma lo fa. Mancini va dentro l’area, fa i triangoli, il terzo ancora di più faceva tutta fascia. Nel secondo tempo loro ti costringono a fare fase difensiva, non si aspetta che l’arbitro fischi nel calcio moderno perché poi lo paghi. Io sto male quando la mia squadra sta dietro nella fase difensiva: lì si che mi girano i co….». La citazione ha un volto. Ed è quello di Lido Gavazzi, l’uomo a cui è stato intitolato l’impianto della Polisportiva Avane, alle porte di Empoli. Gavazzi è stato un guru nell’ambiente del calcio dilettantistico fiorentino. Spalletti gli deve tanto: con lui è cresciuto da giocatore e grazie a lui ha assimilato alcuni concetti che gli sono serviti anche nella lunga maratona da allenatore in Italia e non solo.

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