Il secondo appuntamento con il Bruges è fissato per martedì 18 febbraio al Gewiss Stadium, eppure, anche oggi l’Atalanta non ha pensato ad altro. Lo si è visto nella partita pareggiata contro l’ottimo Cagliari di Nicola: tosto, grintoso, disposto così bene tatticamente da inchiodare i nerazzurri sul pareggio, guadagnando con pieno merito il punto che risulterà alquanto prezioso nella rincorsa alla salvezza, lungo un cammino sempre più sicuro. Alla partita n.12 in 44 giorni, Gasperini ha fatto di necessità virtù, nel tentativo di infrangere il tabù casalingo: dall’inizio dell’anno, l’Atalanta non ha mai vinto a Bergamo in campionato, inanellando 3 pareggi (Juve, Toro, Cagliari) e una sconfitta (Napoli). Per la gara con i rossoblù, l’allenatore ha recuperato Carnesecchi, ma gli indisponibili erano sempre tanti (Maldini, Kolasinac, Lookman, Scalvini, Scamacca, Kossounou), le fatiche sempre troppe. Tant’è vero che, inizialmente, il neo Premio Bearzot ha tenuto in panchina Bellanova, De Ketelaere, de Roon, Dijmsiti, Ederson e Zappacosta, cambiando sei undicesimi rispetto alle Fiandre e facendo debuttare Sulemana da titolare. Risultato: andamento lento, unico tiro in porta del primo tempo dopo 35 minuti, scoccato dall’incostante Samardzic, bocciato all’intervallo e sostituto da CDK. Il Cagliari ha controllato con ordine e determinazione i tentativi rivali di sfondare il bunker costruito davanti a Caprile. Nella ripresa, lo scossone l’hanno dato Ederson e De Roon, nonché Vanja Vlahovic, ventunenne capocannoniere del girone A della Serie C, luccicante gioiello dell’Under 23 che ha preso il posto di Retegui, capocannoniere della Serie A, bisognoso di tirare il fiato. Nel finale di partita è stato proprio il connazionale e omonimo di Dusan a sfiorare il gol: la paratona di Caprile ha blindato il pari cagliaritano. Poco dopo, il destro a giro di Pasalic è arrivato a un passo dal vantaggio, ma il risultato è rimasto 0-0. Nella venticinquesima giornata, con Lazio-Napoli e Juve-Inter in calendario, l’Atalanta ha mancato l’occasione di ridurre lo svantaggio rispetto alle due rivali che la sopravanzano al vertice. Tuttavia, è evidente che quando ti ritrovi a ridosso del bivio decisivo in Champions League, dopo essere stato scippato in Belgio, risulti naturale avere un pensiero solo. Comincia per B e finisce per esse. Oggi era impossibile che la Dea potesse toglierselo dalla testa. Confidando, martedì, di non giocare in undici contro dodici.
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