LECCE – Il tecnico del Lecce Fabio Liverani, ospite di “Italia nel pallone” in onda su Radio Due, ha commentato la promozione in Serie A del suo club: “Nel corso degli ultimi anni la serie A mancava – esordisce l’allenatore – tra le retrocessioni sul campo e d’ufficio, uscire dall’inferno della Lega Pro è stata un impresa, nessuno aveva ne programmato ne immaginato una doppia promozione, a causa della differenza abissale che c’è tra i budget delle società. Ma la B è un campionato dove l’organizzazione, la voglia e la volontà possono sopperire alle differenze tra le squadre”. Da centrocampista dedito alla costruzione del gioco, l’ex giocatore di Lazio e Fiorentina si è trasformato in uno stimato allenatore: “Il tecnico deve valutare tante variabili, hai a che fare con venticinque caratteri, venticinque personalità, e poi devi allenare anche la gente, il team manager, i preparatori, è la bellezza di questo ruolo, nel quale se va bene puoi gustarti il raccolto. Abbiamo costruito qualcosa di unico in termini di compattezza”.
Fare il tecnico, un lavoro complesso
Su di una panchina non sono sempre rose e fiori, anzi: “Rispetto a quando ero sulla panchina del Genoa forse ho un occhio più distaccato, sono sicuramente meno calciatore. Poi in quel caso non c’è stato il tempo materiale, nel calcio sei partite non possono essere utili per nessuno, nel bene o nel male. fu un esperienza positiva, non l’ho mai vissuto come un esonero vero e proprio, non c’è stato il tempo per farmi giudicare”. Liverani è ben coscio delle responsabilità di un tecnico: “E’ un lavoro complesso. Soprattutto se non ti stacchi dal ruolo di calciatore, in Italia siamo molto veloci con le critiche all’allenatore, se guardi la classifica di Serie A nelle prime 8 posizioni ci sono 8 allenatori che sono stati criticati durante l’anno, da Allegri a Gasperini, da Spalletti a Gattuso, è come se non fossero ben chiari gli obiettivi. L’allenatore dovrebbe essere valutato per il lavoro sul campo, non se una palla dopo aver preso il palo va dentro o fuori. Se il giocatore fa male e non rende… vuole andare via. e così non ti prendi mai un po’ delle tue responsabilità. Nelle difficoltà bisogna distribuirsi i compiti, certo è più facile cambiare l’allenatore che tutta la rosa, ma il risultato non può determinare il rapporto lavorativo con un mister. Bisognerebbe dare più forza a questo ruolo, perché se lui è sempre in discussione, dal lunedì al venerdì, i giocatori smettono di rispettarlo”.
De Rossi? Prendere spunto dall’addio di Allegri
Liverani poi commenta l’addio imminente alla Roma di Daniele De Rossi: “Per me è un amico, mi è difficile esprimermi. Credo sia giusto che ogni società arrivi a questo tipo di decisione, hanno il diritto di poter decidere e programmare. Ma penso ci voglia quel pizzico di attenzione, di umanità, che a volte si perde. Specie nel caso di calciatori come lui, che hanno dato così tanto. La storia di Allegri e della Juventus è di grande insegnamento, lasciarsi non significa lasciarsi male”.