Alla Juventus Marotta ha conosciuto l’allenatore vincente, il motivatore, l’innovatore, ma anche il lato spigoloso, come accade spesso con chi ha idee forti. Mai avuto dei dubbi legati proprio a questo aspetto?
“L’ho trovato uguale a prima, nel senso che le caratteristiche sono invariate. È un grande motivatore, non solo nei confronti della squadra, ma anche nei confronti della società e di tutti noi. Penso che lui curi i minimi particolari ed è proprio attraverso questa cura che si possono raggiungere traguardi importanti. Accanto a lui, possiamo tutti crescere insieme”.
Da quando Marotta è arrivato all’Inter, ci sono state due situazioni che hanno portato molti a dire: “Ecco, si vede che c’è Marotta”. Ovvero il provvedimento disciplinare a Nainggolan e la vicenda Icardi. Esiste un “metodo Marotta”?
“Non è un metodo Marotta, è un metodo che deve essere utilizzato in tutte le comunità: significa avere delle regole precise, avere dei diritti, ma soprattutto dei doveri. E questi doveri devono essere sempre rispettati”.
Di sicuro il metodo Marotta esiste nella gestione del mercato in relazione alle disponibilità economiche e al criterio di sostenibilità. Com’è l’approccio e quello dell’Inter in questo senso, ora che siamo nel mezzo del calciomercato?
“Sono convinto che valga sempre l’equazione che non sempre vince chi spende di più. Credo invece che il compito del management di una società calcistica sia quello di porsi degli obiettivi, come quelli di partecipare con continuità alla Champions League. E alzare l’asticella nel campionato italiano, visto che siamo arrivati quarti, significa che abbiamo tre società davanti a noi: dobbiamo migliorare la nostra posizione e cercare di vincere la Coppa Italia perché è un trofeo che è assolutamente alla nostra portata. Questo lo si ottiene con un mix tra il costruire una squadra forte e il rispetto di equilibri patrimoniali, economici e finanziari. Questo è il mix vincente”.
La nuova Inter di Conte parte con un obiettivo minimo?
“Nello sport e nel calcio in particolare non bisogna mai porsi dei limiti, bisogna invece dare sempre il massimo. Dietro a questo c’è poi quella che è l’alchimia giusta: se tutte le componenti riescono a spingere nella stessa direzione, se non si crea una cultura dell’alibi, credo che si possa trovare la strada per raggiungere un obiettivo magari straordinario per quel momento”.
Icardi e anche Nainggolan non sono centrali nel nuovo progetto nerazzurro, almeno stando alle notizie di oggi. Hanno ingaggi rilevanti e non sono cessioni facili in assoluto. Come si esce da questa situazione?
“Se ne esce innanzitutto con la chiarezza e la trasparenza. In una progettualità bisogna anche trovare i profili giusti. Questa è la strada che stiamo percorrendo: abbiamo avuto modo di parlare con molta schiettezza ai diretti interessati, pur nel rispetto di quello che sono i loro valori contrattuali e professionali ma abbiamo spiegato quella che è la presa di posizione della società. Questo penso che sia l’elemento più importante. Entrambi sanno di questa situazione che non significa che vengano sminuite le loro capacità. Sono entrambi degli ottimi giocatori e degli ottimi talenti. Ma il talento da solo fa vincere le partite, poi è la squadra che fa vincere il campionato. Di conseguenza non rientrano nel nostro progetto, lo dico con la trasparenza e il rispetto che è loro dovuto”.
Icardi sarà a disposizione di Conte? Potrà essere in qualche modo recuperato alla causa? E se sì, attraverso quale percorso?
“Una cosa è affermare che Icardi è sul mercato, una cosa è rispettare gli aspetti contrattuali, un accordo collettivo che prevede comunque che il calciatore debba prendere parte agli allenamenti. Noi non vogliamo assolutamente venir meno ai nostri doveri. Poi ci sono anche dei diritti come quello dell’allenatore di scegliere la formazione in campo”.
Le risultano incontri di Wanda Nara con i dirigenti della Juventus? Quella è l’unica possibile destinazione di Icardi?
“Nei giorni scorsi ho appreso, leggendo i giornali, di questo presunto incontro. Ma non ho elementi più concreti per stabilire se si siano visti o no. Non ci sarebbe neanche motivo di nasconderlo perché se questa o quella squadra volesse acquisire i diritti sportivi di Icardi, noi saremmo a disposizione per avviare una negoziazione nel rispetto della professionalità e dei valori di questo giocatore”.
Godin, per una grande difesa con De Vrij e Skriniar, ma anche Lazaro. E potenzialmente Dzeko, Lukaku e Barella. Sensi a parte sembra una squadra molto muscolare. Sarà questa la caratteristica principale dell’Inter? Sarà una squadra di lotta, o almeno anche di lotta?
“Si sa che tra i grandi pregi di Conte c’è quello di valorizzare al massimo le risorse che ha a disposizione. Nel valorizzare c’è anche poi un aspetto agonistico che deve essere privilegiato. Conte lo interpreta nel migliore dei modi e lo sa far interpretare ai suoi giocatori. Soprattutto, quello che ha caratterizzato l’acquisizione di giocatori contrastanti è proprio il fatto che ci troviamo davanti a un mix di giovani e anziani. Da una parte l’esperienza e la competenza, dall’altra la gioventù e il dinamismo. Noi abbiamo voluto creare uno spogliatoio che possa rappresentare e configurare questi valori”.
Il caso Barella: lui vuole l’Inter. L’avrà?
“Da parte nostra c’è la convinzione e la voglia di poter definire questa acquisizione. Non è facile perché giustamente i diritti sportivi sono del Cagliari ed è giusto che il Cagliari, nella persona del suo presidente, possa poi richiedere la cifra che desidera. Stiamo negoziando, da parte nostra c’è la volontà di portarlo nell’Inter perché rappresenta e incarna valori importanti. Credo che una squadra italiana debba avere uno zoccolo duro per poter arrivare a risultati importanti”.
Giovani italiani forti: Sensi, Politano che già c’era, Barella stesso se verrà, per fare alcuni esempi. Anche questo è parte del metodo Marotta?
“Il campionato italiano ha delle caratteristiche di grandissima difficoltà e quindi gli italiani lo capiscono più facilmente degli stranieri. Hanno un senso di appartenenza forte, che possono poi trasmettere ai giocatori stranieri che arrivano. E soprattutto ritengo che il patrimonio calcistico nazionale venga valorizzato attraverso l’acquisizione da parte dei club italiani, come per esempio l’Inter. L’Italia calcistica esprime dei grandi talenti nell’ambito degli allenatori, ma anche e soprattutto dei giocatori”.
La nuova Inter è anche Inter femminile. Come vede lo sviluppo del movimento, anche grazie a quello che hanno fatto le Azzurre ai Mondiali?
“Abbiamo assistito a uno spot bellissimo per il movimento calcistico, che è stato quello dei Mondiali femminili. Dico che è il calcio di tutti e, di conseguenza, il fatto che le bambine si avvicinino da piccole a questa disciplina è un fatto rilevante, di aggregazione, molto forte. Noi dirigenti dobbiamo cercare di sviluppare questo fenomeno, che per noi è straordinario, mentre negli Stati Uniti è abbastanza ordinario. Ma anche questo fenomeno nasconde dei valori molto importanti perché dietro a una palla che corre c’è tantissimo entusiasmo, tantissime emozioni che vengono regalate”.