Doveva essere il Mondiale della sua rinascita, la rivincita dopo la finale di Italia ’90, la positività alla cocaina nel 1991 e la fuga da Napoli. Per Maradona, però, la Coppa del mondo di Usa ’94 si trasforma nel definitivo tramonto della sua stella. Protagonista nel bene o nel male, l’anonimato non è certo una delle caratteristiche di Diego, cacciato da quella competizione dopo un altro caso di doping. “È un complotto”, dirà dopo le analisi. Ma l’immagine del Pibe che esce dal campo tenuto per mano da un’infermiera è anche l’ultima con la sua maglia numero 10 della nazionale albiceleste.
Diego a Usa ‘94
Quando il Ct della Selección, Alfio “El Coco” Basile, convoca Maradona per i Mondiali di Usa ’94, il fuoriclasse argentino ha 33 anni e gioca, si fa per dire, nel Newell’s Old Boys. In realtà, la chiamata dell’allenatore sembra più una soluzione mediatica e di riconoscenza nei confronti di chi nelle due edizioni precedenti aveva trascinato la nazionale albiceleste a una vittoria e un secondo posto. Nelle stagioni che precedono la Coppa del mondo, infatti, “El Pibe” disputa 25 partite a Siviglia nel ‘92/’93 e appena cinque nella stagione successiva tra le fila del club argentino che intanto, nelle giovanili, si ritrova un bambino di appena sette anni che di nome fa Lionel Messi. La rassegna americana, però, ha bisogno di Diego, l’Argentina ha bisogno di Diego, il calcio ha bisogno di Diego. In un Paese dove Basket, Baseball, Hockey e Football la fanno da padrone, è necessaria la presenza del calciatore più forte al mondo, del più conosciuto: Maradona deve esserci. Maradona c’è. Nonostante fosse stato segnalato in condizioni fisiche precarie nei messi immediatamente precedenti all’inizio della competizione, il fuoriclasse ex Napoli si presenta in ritiro con un fisico asciutto e una preparazione atletica più che soddisfacente. Sul talento, invece, nessun dubbio: è quello di sempre.
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