L’ultimo ostacolo per il Torino prima della fase a gironi dell’Europa League sarà il Wolverhampton, la squadra inglese allenata da Nuno Espírito Santo, ex tecnico del Porto e salito alla ribalta mediatica negli ultimi anni per i forti legami tra la proprietà cinese e , uno dei più famosi e potenti procuratori sportivi al mondo.
I Wolves hanno concluso la scorsa Premier League con un ottimo settimo posto da neopromossi, conquistando così il pass per i turni preliminari di Europa League, dove hanno sconfitto i nordirlandesi del Crusaders e gli armeni del Pyunik. A loro volta i granata, ammessi a tavolino dopo l’esclusione concordata del Milan dalla coppe europee, hanno battuto gli ungheresi del Debrecen e i bielorussi dello Shakhtyor.
A differenza del Torino, che esordirà in campionato domenica sera contro il Sassuolo, il Wolverhampton ha già disputato due partite in Premier League, pareggiando contro Leicester e Manchester United rispettivamente per 0-0 e 1-1.
Due modi diversi di interpretare il 3-5-2
Walter Mazzarri e Nuno Espírito Santo sono due allenatori che lavorano molto sui princìpi di gioco e la loro metodologia si traduce in due squadre dallo stile di gioco facilmente riconoscibile, sia nell’XI titolare che negli obiettivi tattici prefissati: pur condividendone alcuni, come l’utilizzo delle transizioni come strumento primario per creare occasioni o la volontà di orientare i contesti delle partite su un binario più diretto e fisico, nonché addirittura lo stesso modulo (il 3-5-2), Torino e Wolverhampton sono piuttosto diversi nella gestione di avversari e spazi in campo.
Durante la scorsa stagione i granata hanno mostrato un ottimo pressing alto, che cercava di costringere l’avversario a commettere errori tecnici nella propria metà campo. Quest’azione collettiva aveva lo scopo di innescare potenziali transizioni offensive di breve e media durata in zone avanzate e il Torino si orientava sull’uomo, risultando quindi una squadra piuttosto aggressiva e intensa in fase di non possesso.
La marcatura a uomo in realtà veniva applicata per tutto il campo, soprattutto a ridosso del proprio terzo difensivo, grazie a centrali di difesa molto abili nello spezzare la linea e giocare sull’anticipo, come Izzo e Nkoulou.
Secondo i dati Opta, lo scorso anno i granata hanno avuto l’indice di PPDA (ovvero il numero di passaggi concessi per ogni azione difensiva effettuata nella metà campo avversaria) più basso della Serie A con appena 8.5, mentre invece hanno subito circa 10 gol in meno (34) rispetto a quelli attesi (44.27) dal modello degli Expected Goals, rigori esclusi: il merito di questa overperformance è di Sirigu, che ha concesso circa 8 gol in meno di quelli attesi sulla base della qualità di tutti i tiri avversari effettuati nello specchio della porta.
Il Wolverhampton invece è una squadra più passiva, che pressa principalmente su situazioni statiche (rinvii dal fondo e rimesse laterali) e che in generale preferisce compattarsi in un blocco difensivo dal baricentro basso, orientandosi a uomo nel terzo di campo centrale e cercando di orientare la circolazione palla degli avversari verso le fasce. A ridosso del proprio terzo difensivo la struttura difensiva dei Wolves è interamente orientata a zona, cercando di comprimere gli spazi centrali e costringere gli avversari ai cross o tiri da fuori: questo tipo di atteggiamento è confermato anche dalle statistiche, con i Wolves che hanno registrato uno degli indici di PPDA più bassi nella scorsa Premier League (14.5), ma anche il quarto miglior dato per xG concessi su azione (27.74, una cifra in linea coi 26 gol effettivamente subiti).
Il grande merito di Espírito Santo è stato quello di creare una squadra difficile da scardinare e che ha messo in difficoltà molte big inglesi, affidandosi a lunghe transizioni di 50-60 metri per creare occasioni da gol.
Fonte: http://sport.sky.it/rss/sport_calcio_europa-league.xml