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Acquafresca: “Io, per la prima volta senza squadra. I social stanno cambiando il calcio”

Tecnici e campioni

(Photo by Enrico Locci/Getty Images)

Si torna sempre dove si è stati bene: nel caso di Robert Acquafresca nel posto dei sogni si resta anche, magari per sempre. La vita dell’attaccante nato e cresciuto nel Torino è cambiata dopo il suo approdo a Cagliari: lungo le coste del capoluogo sardo, Acquafresca ha trovato l’amore, una famiglia e i gol in Serie A, realizzando il sogno che cullava fin da bambino. L’Inter di José Mourinho che poi avrebbe fatto il Triplete è stata a un passo da spalancargli le porte nell’estate 2009, poi però le cose sono andate diversamente e l’attaccante è andato altrove. Nella sua carriera Acquafresca ha sempre ascoltato il cuore e va orgoglioso delle sue scelte. Oggi l’attaccante cerca una nuova isola dove rilanciarsi e godersi gli ultimi anni di carriera col suo amato pallone tra i piedi. Per progettare la sua seconda vita c’è ancora tempo: in ogni caso Robert cercherà di essere felice, come è stato e continua ad essere nella sua Cagliari.

Robert, come sta vivendo questo momento della sua carriera? Da qualche mese si è conclusa la sua esperienza al Sion in Svizzera…
È un periodo strano perché è la prima volta che mi ritrovo senza squadra a settembre, ma sto vivendo bene questa situazione. Non vedo l’ora di entrare a far parte di un nuovo gruppo e di un progetto.

È stato vicino a qualche squadra quest’estate?
Sì… Ma alla fine del mercato le squadre si concentrano sugli scambi con gli altri club, poi puntano sugli svincolati. A meno che non ti chiami Icardi e hai un mercato importante, per gli altri giocatori non è sempre facile.

Lei gioca da molti anni: come era il calcio quando ha cominciato? Come vede quello di oggi?
Il calcio di oggi è cambiato molto per via dei social che stanno facendo una grossa differenza rispetto al passato. Per i ragazzi di oggi è tutto più amplificato: un giovane può pensare cose che non corrispondono alla realtà. Essere sotto i riflettori e davanti alle telecamere fa pensare di essere arrivati anche se magari giochi ancora nella Primavera e non hai fatto niente.

(Photo by Enrico Locci/Getty Images)

Lei a Cagliari è stato allenato da due grandi tecnici: Marco Giampaolo e Massimiliano Allegri. Che cosa ricorda di entrambi?
Già allora si vedeva che Giampaolo era un predestinato: è sempre stato un allenatore molto preparato. Purtroppo nella parentesi al Cagliari è stato sfortunato, ma le sue qualità sono venute fuori e ha intrapreso un bel cammino col Milan. Auguro a Giampaolo di fare benissimo perché se lo merita: si è creata l’occasione giusta, meritava questa opportunità. Allegri è totalmente diverso da Giampaolo, ma è un altro grande allenatore e ha dimostrato tutto il suo potenziale alla Juve dove è arrivato nello scetticismo generale, poi però ha vinto tanto. Non è riuscito solo a conquistare la Champions, ma ha fatto molto bene. È stato solo sfortunato.

Nel 2013 lei è stato al Levante: che esperienza è stata quella all’estero?
La possibilità di andare in Spagna si è presentata nell’ultimo giorno del mercato di gennaio. Il Levante faceva l’Europa League ed era una bella opportunità. Sono stati quattro mesi positivi. Ho potuto giocare contro Cristiano Ronaldo quando era al Real e ho sfidato Messi. Ero in squadra con Keylor Navas: ci siamo sentiti ultimamente, mi ha mandato la maglia del Real e mi deve mandare quella del Psg. Navas è una persona stupenda. Le famiglie potevano venire con noi in aereo in trasferta in Europa League: mia moglie è venuta a Mosca ed è stato bellissimo.

Che idea si è fatto di Cristiano Ronaldo e Messi? Chi preferisce tra i due?
Io preferisco Ronaldo tutta la vita. Messi è un talento, Cristiano Ronaldo invece si è costruito da solo e tutti possono diventare Cristiano Ronaldo tramite il lavoro. Nessuno riesce ad avere la sua stessa dedizione al lavoro. Ronaldo si merita tutto quello che ha. Ovunque è andato ha vinto: è successo in Inghilterra, in Spagna e in Italia e sta vincendo anche col Portogallo con cui ha fatto registrare un altro record. Dove va fa la differenza. Anche Messi è un fenomeno: sono due extraterrestri, non appartengono davvero a questo pianeta.

Lei ha accarezzato la possibilità di essere allenato da José Mourinho all’Inter: che cosa ricorda?
Nel 2009 era tutto fatto, ma alla fine hanno deciso di vendermi. Dovevo andare al Napoli, però avevo già dato la mia parola al Genoa e sono rientrato nell’affare che portò Milito e Thiago Motta all’Inter. Come dare torto alla società! L’anno dopo i nerazzurri hanno fatto il Triplete. Peccato perché l’Inter l’ho solo sfiorata.

Prova rammarico per non aver fatto parte di quel gruppo?
Il rammarico può essere paragonato a quello che ho provato per non essere stato riscattato dal Cagliari l’anno dopo perché avevo rinunciato a tanti soldi per ritornare in Sardegna. Volevo restare a Cagliari, ma non è andata così. Peccato perché spesso si dice che sono i giocatori a condizionare le scelte delle società, a volte però succede il contrario. Io non sono mai stato di proprietà del Cagliari. Sognavo di proseguire la mia carriera nell’ambiente in cui ero stato meglio. C’erano le condizioni affinché rimanessi, ma non è successo… Va bene così.

(Photo by New Press/Getty Images)

Perché Mou è rimasto senza una squadra per così tanto tempo?
L’ha fatto per scelta: per me è rimasto a spasso per questo motivo. Anche io sono in attesa per scelta perché non ho ritenuto interessanti le offerte che ho ricevuto. Anche Conte è stato a casa per un anno per scelta e ha aspettato il progetto che lo attraesse di più e che gli desse maggiori sicurezze.

Mourinho le ha detto qualcosa quando vi siete incontrati in Spagna?
È stato bellissimo: sono uscito dallo spogliatoio, lui si è avvicinato e abbiamo parlato un po’. Mi aveva chiesto come stessi e mi aveva anticipato che voleva ritornare in Inghilterra al Chelsea.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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