TORINO – Con la velocità che caratterizza le retromarce nel calcio, Aaron Ramsey è transitato da oggetto misterioso a elemento imprescindibile in casa Juventus. Tutti sanno quale sia lo storico del gallese a livello di infortuni, ma era ardimentoso spostarsi da una sana consapevolezza del passato alla definizione di oggetto misterioso, arrivando perfino a maliziosa ironia su un fastidiosa lombalgia che aveva reso più noiosa l’ultima fase del recupero dall’infortunio. E così, quando Ramsey si è palesato, lo ha fatto a modo suo: con carattere, tecnica e, soprattutto, quella duttilità universalmente riconosciutagli. Prima il debutto con gol contro il Verona, nel ruolo che più ama: «Da numero 8, centrocampista box to box», come ha raccontato nel dopo match. Quindi, a Brescia, la scelta di Maurizio Sarri di schierarlo trequartista, vista la capacità di muoversi con abilità dietro le punte. E, anche in questo caso, sono stati applausi per il gallese. Diventato, per l’appunto, ex oggetto misterioso.
DOPPIA OPZIONE
Le caratteristiche tecnico-tattiche del gallese potranno rivelarsi molto preziose per la Juventus. Nel passato di Sarri c’è infatti il 4-3-1-2 visto nel turno infrasettimanale e che tanto bene aveva funzionato nell’esperienza di Empoli. Ma c’è anche il 4-3-3 con cui l’allenatore ha costruito le proprie fortune napoletane, dopo aver capito che non avrebbe potuto importare il sistema di gioco toscano anche in maglia azzurra. In bianconero, invece, in questo momento Ramsey è l’elemento che consente di tenere in considerazione entrambi i moduli per il corso della stagione: «Il modulo è frutto delle necessità – ha voluto sottolineare ieri Sarri -, ma non si può valutare se sia meglio di un altro dopo una sola partita. Vedremo dopo una serie di incontri, ma secondo me è giusto averlo tutti e due in canna e scegliere in base all’avversaria che si ha di fronte».