Quando diceva che si sarebbe preso la Juve, che si sarebbe guadagnato un’altra chance nella Juve, non riusciva evidentemente a essere convincente. Più lui – Higuain – lo diceva, e più si contavano i giorni, le ore, per il suo trasferimento. All’estero? Alla Roma? Si sprecavano i sussurri, anzi no, si rincorrevano le certezze – vedrete, vedrete, era il ritornello – di chi lo vedeva lontano dal bianconero. I calciatori, oltre alle interviste, hanno tanti modi per provare poi a convincere tutti delle reali intenzioni. C’è chi punta i piedi, chi si lascia andare a qualche gesto polemico in campo, chi va magari allo scontro per cercare di far prevalere le proprie ragioni, chi si mette di traverso nello spogliatoio. Higuain, una volta rientrato alla Juve, ha scelto – lui, con quella carriera e con quel curriculum, – soltanto una strada: il lavoro, il sacrificio, il sudore.
Fatto sta che non essendo riuscito a essere convincente con le parole («Io resto alla Juve», ripeteva, senza essere creduto) Higuain si è preso la sua grande rivincita in silenzio, sul campo. La partita con il Bayer Leverkusen – con i palleggiatori tedeschi – è stata infatti la partita che ha timbrato la promessa del centravanti bianconero. Non solo un gol di tecnica, potenza e precisione; non solo un paio di assist preziosi a Ronaldo; non solo l’azione che ha portato alla rete di Bernardeschi; ma soprattutto – sì, soprattutto – una gara piena di buone intenzioni, di scatti, di palloni difesi con le gambe piantate a compasso, per dar tempo al compagno di liberarsi. La Risposta, insomma, la risposta con la r maiuscola, come dovrebbe essere nell’atteggiamento e nei fatti di chi vuole mettere in discussione anche se stesso.
Così, con Higuain, con il gol di Bernardeschi, con la rete di Ronaldo al quarto tentativo, la Juve ha piegato con un punteggio rotondo il Bayer Leverkusen. E vincere in maniera larga è importante per la classifica del girone e per prepararsi alla sfida con l’Inter di domenica sera. La Juve non sarà ancora quella che vuole pienamente Sarri, a cui giustamente lavora Sarri, ma intanto si vede una squadra che cresce a vista d’occhio, con Cuadrado protagonista assoluto, con De Ligt sempre più convincente, con Matuidi infaticabile, con Pjanic che si diverte a distribuire palloni. E Higuain che alla fine va a dire due parole soltanto. «Io gioco per dimostrare di potermi meritare la Juve». Una lezione anche fuori dal campo.