Alla fine resterà solo un sentimento. Quello provato da milioni di persone nel varcare le soglie delle torri attorcigliate di San Siro per ritrovarsi in alto, sopra un rettangolo verde, con la Madonnina incorniciata nella finestra sul secondo anello.
UNA FINESTRA SUL FUTURO
Nel calcio delle innovazioni, delle società quotate in borsa e dei proprietari miliardari, forse è da sciocchi restare affezionati alla magia di uno stadio, fosse anche quella del panino con la salamella che i cugini milanesi dividono dal 1947, quando lo stadio San Siro, iniziò ad ospitare anche le partite dell’Inter. Infatti, l’impianto era nato per mano del presidente del Milan Piero Pirelli e per i primi vent’anni ospitò le sole gare dei rossoneri. La tradizione di quello che nel 1980 è diventato “stadio Giuseppe Meazza in San Siro” non è quindi sempre stata la stessa e il San Siro che conosciamo oggi, ha cambiato faccia tante volte nei suoi quasi 100 anni di vita.
I DUE PROGETTI
Ecologiche, futuristiche, luminose e accoglienti. Le due proposte – – per il nuovo impianto rispecchiano Milano e la sua anima più profonda, quella del design, della moda e dell’arte. La prima con una forma delicata che rende omaggio all’evoluzione degli anelli dello stadio, la seconda eccentrica e artistica, specchio del più grande elemento architettonico della città: le guglie del Duomo. Eppure, senza San Siro e le sue torri (che in realtà sono nate solo nel 1990), a Milano qualcosa mancherà, forse proprio la sua anima più popolare e sportiva. O almeno mancherà alla nostra generazione. Quella, insomma, che ha vissuto San Siro così com’è ora.
PERCHÉ UN NUOVO STADIO
Milan e Inter sono state chiare. San Siro non risponde a quattro requisiti essenziali: sicurezza, comodità di visione, servizi e sfruttamento dell’area intorno allo stadio – un enorme piazzale di cemento completamente inutilizzato. Ma perché costruire un nuovo impianto e non sistemare quello vecchio, solo per l’estetica? Barcellona, Real Madrid e Tottenham ad esempio, hanno scelto strade diverse. Ma secondo le due società, il restyling sarebbe molto costoso – come accade per le opere d’arte – e lo stadio risulterebbe irriconoscibile – come accaduto nel ’90.
L’unico vero problema in realtà, è che non ci sarebbe un luogo in cui disputare le partite durante la ristrutturazione. Costruire una nuova casa a Inter e Milan appare quindi la scelta più giusta per tempi ed economicità. L’investimento sì sarà enorme (1,2 miliardi di euro), ma metà della spesa riguarderà l’area intorno all’impianto. Il nodo della costruzione degli stadi di proprietà in Italia infatti è proprio questo, tradurre il progetto in opera di pubblica utilità – ne sanno qualcosa Roma e Fiorentina. Non sarebbe forse meglio quindi spendere la metà dei soldi anche solo per rendere migliore lo stadio?
Tra l’altro, l’enorme impatto urbanistico (i progetti prevedono grattacieli e tanto cemento) è proprio uno dei punti di discussione con il Comune. La seconda perplessità l’ha espressa direttamente il sindaco Sala e riguarda il rischio di aumento incontrollato del costo dei biglietti. Avere uno stadio più bello e meno capiente – i posti scenderanno a 60-65 mila, di cui 12 mila riservati ad aree vip – rischia di trasformare San Siro in uno stadio per pochi, come accaduto, con le dovute proporzioni, a Torino.
DAVVERO INADEGUATO?
Nel 2016, quindi solo tre anni fa, San Siro ospitava la finale di Champions il Telegraph lo inseriva nei 20 stadi più belli d’Europa. è quindi possibile considerarlo davvero così inadeguato? Parliamo di uno stadio del 1926, che ha vissuto numerosi ammodernamenti e respira un’atmosfera magica. Anfield Road nasce nel 1882 in mezzo alla periferia del Liverpool ed è fatto di cemento e lamiere, eppure le note di YNWA continuano a risuonare meravigliosamente. Perché anche la storia fa il calcio. E chi da anni gioca nello stadio più titolato del mondo dovrebbe saperlo.