Il designatore degli arbitri di Serie A Nicola Rizzoli è stato ospite nella sede di SkySport per un workshop e ha fatto anche un bilancio sul lavoro degli arbitri in questa prima parte di stagione.
-Che voto dà ai suoi arbitri dopo le prime sette giornate di campionato?
Divido il voto in due parti: nelle prime due-tre giornate sotto la sufficienza, poi ci siamo ripresi e abbiamo trovato la linea giusta e la strada giusta. Il regolamento è cambiato tantissimo e le prime giornate sono state più complicate, ma adesso abbiamo trovato le linee interpretative migliori.
–Che media di interventi Var avete tenuto e quanti errori sono stati commessi secondo voi?
Ad oggi gli interventi sono stati 33, quasi uno ogni due partite, che è molto in confronto alle statistiche della passata stagione. L’obiettivo è quello di cercare di arbitrare meglio in campo per evitare di commettere degli errori anche al Var. Nonostante l’utilizzo del Var, quest’anno sono stati commessi sei errori, che sono molti, anche se siamo comunque all’1,3% di errori sul totale delle decisioni prese. Ma, soprattutto, tre di questi sei dovevamo evitarli.
–Quali sono i 6 errori?
Credo li abbiate visti. Non ci siamo mai nascosti, li riconosciamo e li ammettiamo. Anzi, credo che sia giusto riconoscerli per lavorarci sopra e non ripeterli.
–Veniamo al capitolo sempre delicato del fallo di mano; cambia la regola ma continua a far discutere
Continuerà sempre a far discutere un pochettino. Le nuove regole hanno portato oggettività all’interno delle valutazioni, il che vuol dire che tutto ciò che riguarda le braccia e le mani al di sopra della linea delle spalle, parliamo di situazioni fattuali e oggettivi, sono punibili; nonostante questo, tutto quello che è al di sotto delle spalle e, comunque, in una posizione non del tutto innaturale, parliamo di una zona dove l’interpretazione è nella dinamica, deve avere la vera importanza di valutazione, ma lascerà un pochettino di spazio alle interpretazioni. Se la mia attitudine, che è più corretta rispetto all’intenzione, è quella di creare un ostacolo a un tiro o a un cross e le braccia sono staccate dal corpo, tendenzialmente sarà punibile. Quindi, sarà punibile il tocco. Se la mia attitudine è di giocare il pallone, o è un compagno che lo gioca (non lo devia, lo gioca), allora l’attitudine è sicuramente diversa. È una questione di dinamica. È il bello del calcio, che deve essere valutato anche in funzione delle dinamiche.
–Sul fuorigioco invece ormai grazie alla tecnologia (e al sistema “Crossair 3d”) siamo vicini alla perfezione; in futuro scompariranno gli assistenti?
Si stanno facendo passi da gigante in direzione di un perfezionamento della tecnologia. È solo una questione di tecnologia. I guardalinee serviranno sempre come impatto, l’arbitro da solo ha meno possibilità di controllo. Magari, gli assistenti, come sono chiamati oggi, collaboreranno molto di più su situazioni tecniche in campo e, magari, saranno un po più liberi sulle valutazioni delle posizioni di fuorigioco.
–Tornando agli errori, la gente a volte non capisce come mai si possa sbagliare pur avendo davanti il monitor con tutti i replay necessari (ricordiamo che le immagini a disposizione dei Var sono le stesse che hanno le tv)
Il Var non cancella gli errori al 100% perché c’è sempre il fattore umano, ma anche la tecnologia può avere dei problemi, come successo a Genova (Genoa-Atalanta, ndr) con due telecamere che sono rimaste escluse dal check su un rigore. Di conseguenza, non ha permesso un controllo perfetto. Può capitare.
–Quando ci sarà una donna arbitro in Serie A?
Quando se lo meriterà. È una questione di meritocrazia, non è una questione solo di uomo o donna. Il calcio femminile è cresciuto tantissimo e la capacità anche tecnica e arbitrale femminile è cresciuta tantissimo. Ho visto ragazze arbitro in Uefa allenarsi con gli arbitri e avere prestazioni uguali, se non migliori, degli uomini. È solo una questione di meritocrazia e sono convinto che ci arriveremo.
–Il razzismo purtroppo è sempre più di attualità sui campi di calcio: cosa possono e devono fare gli arbitri?
Credo non sia solo l‘arbitro a poter e dover far qualcosa, un po tutti dobbiamo fare qualcosa. Prima di tutto, lavorare insieme ai giocatori; un giocatore che si sente vittima di cori o di discriminazioni, deve avere come punto di riferimento l’arbitro, andare immediatamente da lui, parlare con lui, perché sarà il primo che potrà aiutarlo, che potrà fare qualcosa. In questo caso, se l’arbitro, la terna o gli altri organismi presenti si rendono conto che ci sono in atto situazioni come queste, fermeranno immediatamente il gioco, faranno un annuncio pubblico a gioco fermo e non più mentre è in svolgimento. Poi, non si ricomincia finché i cori non sono terminati e se il fenomeno si ripete ci si ferma di nuovo, l’arbitro chiamerà tutti a centrocampo, verrà fatta richiesta di un altro annuncio e a quel punto la palla passerà al responsabile dell’ordine pubblico, che può decidere se riprendere o sospendere definitivamente. Chiaramente, a quel punto è una questione di ordine pubblico.
(Fonte: Skysport)