NAPOLI – “Per il Napoli la Champions League è una verifica. Il Napoli non ha mai ottenuto grandi risultati in questa manifestazione nella sua storia, quindi per noi rappresenta un test per cercare di fare sempre meglio“. Carlo Ancelotti con questa Coppa ha un rapporto speciale. L’ha vinta due volte da calciatore (1989 e 1990) e tre da tecnico (2003, 2007 e 2014) e oggi il Napoli fa affidamento sulla sua esperienza per farsi strada. “Non ho mai rimpianto di aver smesso presto – racconta a Uefa.com – Mi sono ritirato a 33 anni, ma con tutti i problemi alle ginocchia non è stato difficile lasciare. Mi ritengo fortunato di aver iniziato la carriera da allenatore. Sono sempre vicino all’azione, anche se non posso intervenire direttamente. Un allenatore dipende dai suoi giocatori in campo. Può dare delle istruzioni, su ciò che i calciatori possono fare in campo. Conoscenza ed esperienza sono molto importanti per un tecnico. Se pensi che possa bastare essere un grande calciatore per diventare un grande allenatore, ti sbagli. Ci sono molti aspetti: non solo tattica, ma anche il rapporto con i giocatori, con la società e con i media. Io ho avuto molta fortuna ad allenare grandi giocatori. Rende tutto più semplice”.
Ancelotti: “La prima Champions ha un sapore speciale”
“Tutti – prosegue Ancelotti – pensano che sia difficile allenare grandi campioni, ma in realtà rende tutto più semplice: oltre ad avere grande qualità sono quasi sempre i più seri e professionali“. E con i grandi giocatori è più facile vincere. “Giocare la finale di Champions League è l’highlight della carriera di qualsiasi calciatore. È la competizione più importante del mondo, la più emozionante, anche per via dell’eliminazione diretta“. Fra le tre vittorie ottenute in panchina, difficile scegliere la più bella anche se “il trofeo vinto con il Milan nel 2003 è stato il mio primo, quindi sicuramente il più importante. Ho vinto altre due volte, ma la prima ha un sapore speciale, anche perché fu una finale tra due squadre italiane, quando il calcio italiano era al massimo livello. Nel 2014 giocammo una grande Champions, quel Real Madrid voleva fortemente conquistare ‘La Decima’. È stata la vittoria di un ambiente che la voleva“. (Italpress)