A Genova un avvio di campionato così sottotono è un po’ che non si vedeva e la cosa non deve essere certo semplice da metabolizzare per una città abituata ad essere definita la Superba, aggettivo coniato da Francesco Petrarca nel 1358 proprio per rivolgersi al capoluogo ligure. Sampdoria e Genoa occupano rispettivamente l’ultimo ed il penultimo posto della classifica di serie A ed in due hanno raccolto 11 sconfitte su 16 incontri fin qui disputati, motivazioni queste che hanno imposto un cambio d’allenatore per entrambe le compagini.
Claudio Ranieri ha già potuto fare il proprio esordio da amarcord la settimana scorsa sfidando il suo recente e antico passato giallorosso conquistando un punto, che come si dice in questi casi, fa più morale che classifica mentre Thiago Motta è da poche ore il nuovo allenatore genoano capace di portare con se curiosità per il passato da ex calciatore rossoblu e per un futuro fatto di schemi innovativi come il 2 – 7 -2 da plasmare in una sorta di “elogio alla follia” calcistica. Capire però il perché Samp e Genoa abbiano riscontrato così tante difficoltà non è semplice.
Sicuramente i blucerchiati non possono non avere risentito, quantomeno a livello inconscio, della trattativa (poi naufragata) per la cessione del club da Ferrero al gruppo americano rappresentato da Vialli come il disorientamento mostrato nelle prime partite starebbe a dimostrare; eppure il progetto che vedeva Eusebio Di Francesco in panchina era ambizioso e stimolante per una piazza che con Marco Giampaolo aveva significato un laboratorio calcistico molto interessante. Purtroppo l’ex tecnico della Roma ha incontrato alcune difficoltà che ad oggi risultano ancora inspiegabili che ne hanno determinato l’esonero, in questi casi come noto a pagare per tutti è l’allenatore e nello specifico dispiace particolarmente per un condottiero che nella Capitale aveva fatto vedere cose interessanti. Certo è che però l’arrivo di un maestro di signorilità dentro e fuori dal campo come Ranieri (si ripete l’avvicendamento dello scorso anno a Roma) è sinonimo di garanzia per un calcio fatto di sostanza ed idee concrete.
Enrico Preziosi a differenza del collega sampdoriano aveva provato a dare fiducia ad Aurelio Andreazzoli per una partita in più ma questo non è servito vista la clamorosa sconfitta di Parma che ne ha sancito la fine del rapporto di collaborazione.
Analizzando i numeri c’è da preoccuparsi più per i pochissimi goal segnati che per i punti raccolti, infatti il Genoa ha segnato 9 reti e i cugini blucerchiati addirittura soltanto 4, bottino assai magro per pensare di non invertire decisamente marcia. La cosa clamorosa è ovviamente data dal fatto che una delle due società vanta tra le proprie fila il capocannoniere dello scorso campionato. Vero è che a 36 anni era impossibile attendersi una nuova stagione da 26 marcature però Quagliarella può e deve fare di più anche con il supporto di giocatori come Gabbiadini ed in particolare di quel Federico Bonazzoli che quando chiamato in causa ha sempre mostrato grinta e volontà di fare bene, qualità che in questo momento sono fondamentali per una squadra che deve risalire la china.
Dall’altra sponda del Bisagno anche i genoani hanno i loro problemi in zona goal, Kouame non è un goleador ed è quindi importante che un giocatore al suo fianco (Pinamonti) si sblocchi in modo definitivo. Ciò potrebbe anche dipendere dal nuovo atteggiamento (e modulo) che Thiago Motta ha in mente. Altre risorse che i rossoblu dovrebbero sfruttare di più sono l’abilità di Schone nel calciare le punizioni e l’estro di Riccardo Saponara.
Gli aspetti di campo però siamo certi che saranno curati nei minimi dettagli dai rispettivi staff tecnici mentre a noi in conclusione non resta(come buon auspicio) che citare Nietzche il quale diceva che “quando cammino sulle alture di Genova, ci sono momenti in cui avverto bagliori ed emozioni simili a quelle che sentì Colombo, forse negli stessi luoghi, lanciato verso il mare e il futuro”