TORINO – Lo sappiamo benissimo che il calcio è un fatto anche di cuore, ma che molto spesso non ha cuore. Non ci rivolgiamo ai tifosi, bensì ai giocatori del Toro. Chiediamo loro se a qualcuno, in questi giorni di sgretolamento della posizione di Mazzarri per colpa in primo luogo del rendimento di chi è andato in campo, sia anche solo per caso venuto in mente il comportamento mostrato dal tecnico nei confronti proprio dei giocatori, giusto un anno fa. Novembre 2018: il malore durante un allenamento al Filadelfia, il timore di problemi cardiaci, il successivo ricovero di Mazzarri in ospedale, la degenza per quasi una settimana, gli esami in serie. Raccontò Cairo, prim’ancora che l’allenatore venisse dimesso: «Sono andato a trovarlo più volte in clinica e le sue condizioni sono buone. Sono stato io a imporgli di fare tutti gli accertamenti medici, perché già sabato mattina, appena 24 ore dopo il malore, voleva tornare in campo per poi partire per la trasferta di Cagliari alla guida della squadra. Pensate quanto ci tiene, quanto vuole bene ai giocatori».
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Mazzarri: resa dei conti. Una notte per risorgere
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