Il aveva scosso la notte nera di Dortmund. Un attacco frontale alla rabbia, all’idea della sconfitta, alla frustrazione per una vittoria sfuggente e per obiettivi a portata di mano. La risposta dell’Inter, però, è stata impressionante. , la squadra è stata l’espressione in campo del proprio allenatore: un martello, capace di attaccare con intensità e lucidità. Il capolavoro di Barella ha poi fatto il resto, mettendo il sigillo su un inizio di stagione straordinario. E poco della risposta della Juventus qualche ora dopo contro il Milan. Questa Inter fa sognare e la strada tracciata fa risorgere tante speranze nei tifosi nerazzurri. Per analizzare il momento della squadra, FCInter1908.it ha parlato in esclusiva l’ex difensore nerazzurro Riccardo Ferri.
Buonasera Riccardo. Dopo Dortmund, è arrivata la risposta migliore, anche se in una partita decisa solo nel finale. E’ una vittoria da squadra che ha definitivamente capito di essere una grande?
Non credo ci fosse bisogno di una specifica partita. E’ iniziato un percorso, con la squadra che è migliorata dal punto di vista delle conoscenze. Chiaro che è un progetto nuovo, con soli 4 mesi di lavoro e con risultati a mio avviso non tanto preventivabili. Si sapeva che durante questo percorso ci sarebbero state difficoltà e situazioni da gestire. Ma fin qui è indubbiamente una stagione positiva: l’Inter è in piena corsa in campionato, a un punto da una Juventus che sta andando a una velocità impressionante. Le due partite che devono dare indicazioni sono per me quella contro i bianconeri a San Siro, che hanno visto comunque una crescita di personalità nell’affrontare una squadra in questo momento davanti ai nerazzurri, e quella contro il Barcellona, dove per almeno un tempo l’Inter ha giocato alla pari, se non in maniera superiore agli avversari. C’è tanto da fare, però la strada è giusta. Le squadre che hanno creato dei cicli hanno affrontato un percorso di progettazione, capaci di aspettare per poi investire anno dopo anno. Bisogna avere pazienza.
Conte ha ottenuto 31 punti in 12 giornate. Nessuno, nell’epoca dei tre punti, ci era mai riuscito, nemmeno Mourinho. Anche contro il Milan, però, la Juventus ha risposto, tornando in vetta. Quanto saldi devono essere i nervi per restare attaccati a un avversario così forte?
Era preventivabile che questa fosse una stagione di partenza di un cammino, che poteva essere anche più difficile. A inizio anno ci si doveva confrontare non solo con la Juventus, ma anche con il Napoli, e forse anche con Atalanta e Roma. Fin qui si è fatto un percorso importante. Della Juve avevamo certezze e oggi ci confrontiamo con loro. La differenza sta nello scontro diretto. Ma confrontarsi a pieno con loro secondo me è ancora prematuro, per organici e obiettivi. Ma nell’arco di poco tempo, se le cose dovessero continuare in questo modo, credo che si possa accorciare di molto il gap tra le due società. L’Inter ha una società e un allenatore molto ambiziosi, una squadra combattiva.
Oggettivamente, i bianconeri hanno qualcosa in più se guardiamo la rosa. Qual è il fattore principale su cui, secondo lei, l’Inter dovrebbe puntare per riuscire nell’impresa di vincere lo Scudetto?
Credo che l’Inter debba continuare così. A gennaio c’è un mercato, che però solitamente non dà grossi vantaggi. Ma sappiamo anche che ci sono società in difficoltà con giocatori che magari vorrebbero anche andarsene. Bisogna aspettare e sperare in qualche spiraglio. Credo che la società faccia bene a pensare di non prendere tanto per prendere, ma solo per innalzare il tasso di qualità della squadra. E’ un atteggiamento giusto, anche perché c’è il rischio di far saltare equilibri già consolidati. Le pressioni sul dover vincere per forza quest’anno non hanno senso.
Potrebbero essere Vidal e o Giroud i rinforzi giusti per provarci fino alla fine?
Potrebbero esserli. Sono nomi importanti, di caratura internazionale. L’identikit è quello: esperienza internazionale, abituati a giocare partite di altissimo livello e che sanno incidere senza farsi venire il braccino da tennista. Sono questi i giocatori da cercare, al di là dei nomi. Più giocatori si hanno con certe conoscenze, meno difficoltà si hanno nell’affrontare certe partite.
Torniamo un attimo alle famose dichiarazioni di Conte dopo Dortmund. Cos’ha pensato a caldo appena le ha sentite?
Antonio, oltre a essere un grande allenatore, è una persona che stimo molto, dato che lo conosco. Dico solo che non bisogna abbattersi di fronte alle difficoltà: lui è uno che vuole sempre vincere, ma credo che stia facendo un percorso straordinario. Sono sicuro che sappia che delle difficoltà possano arrivare. Quella di Dortmund è stata una partita dai due volti, con un primo tempo straordinario e una ripresa irriconoscibile. C’è stato magari un po’ di nervosismo, ma sono convinto che abbia capito di essere nel posto giusto e che la società vuole costruire una squadra importante. Se dovevano venire delle difficoltà, meglio che siano arrivate subito per poter poi lavorare al meglio per correggere i difetti.
è stato molto criticato per le occasioni sprecate contro il Verona e molti tifosi dell’Inter hanno subito riproposto il paragone con Icardi. Non si rischia di giocare contro il ragazzo in questo modo?
Io vedo un giocatore che sta dando tutto quello che ha in ogni partita che affronta. A tanti altri si dà il tempo di adattarsi al nostro campionato, mentre ad altri questo non viene concesso. Ho sentito tanto parlare, per esempio, di de Ligt: si è detto sempre che è un ragazzo giovane, concedendo continuamente delle attenuanti. Mentre per Lukaku non si prende in considerazione il fatto che è arrivato, che ha svolto la preparazione in ritardo, che è un giocatore fisicamente prestante e che quindi potrebbe avere qualche difficoltà in più nel raggiungere la forma, e che comunque ha un atteggiamento che piace, perché è propositivo per la squadra e per il gruppo. A me piace. Nel calcio si continua sempre a far paragoni. Sappiamo che la storia di Icardi non poteva finire diversamente e non per colpa della società. Oggi c’è Lukaku, che mette la maglia dell’Inter e che dunque deve essere sostenuto affinché possa rendere al meglio. Ci possono essere delle partite in cui fa di meno, ma alla fine i numeri sono quelli (9 gol in 12 partite di Serie A, ndr). Possiamo metterci tutto, ma i gol sono quelli lì. Speriamo che cresca ancora, alla fine trarremo delle conclusioni.
Un altro focus che vorremmo fare è su . Raramente a 20 anni si è visto un difensore mancino con questa personalità e questa classe. Chi ti ricorda?
Sui paragoni rinuncio sempre. Certo, magari per come appoggia la palla e per come gioca potrei dire che ha il sinistro di Materazzi, ma io eviterei di fare paragoni. E’ un ragazzo giovane, che ha avuto qualche problema di infortuni, ma che si è presentato con personalità e che ha fornito delle prestazioni di altissimo livello. Ha un’opportunità unica, ovvero di giocare in una squadra che gli mette a disposizione tutto per crescere. Penso sia un ragazzo serio, credo che abbia voglia di scrivere pagine importanti e ha una società alle spalle che glielo può permettere. Diamogli il tempo di crescere anche attraverso qualche errore. Ha senso della posizione, capacità di gestire delle giocate in ripartenza. Ha già fatto cose importanti, ma è ancora presto.