Samuel Eto’o è uno degli ospiti del Vanity Fair Stories Festival. Dal palco dell’evento l’ex giocatore nerazzurro analizza gli episodi di discriminazione che si sono verificati in Serie A: “Cosa penso degli episodi di discriminazione capitati a Balotelli e Lukaku? Purtroppo il problema è lo stesso da anni. Non è peggiorato, solo che se ne parla di più per questioni politiche. Il problema non sono quattro ultras che dicono cose stupide, bensì le dirigenze che devono fare di più per mettere un freno a certi comportamenti. Non dovremmo mai dimenticarci quanti bambini seguano questo sport, dobbiamo puntare a essere un esempio: quindi pure i giornalisti devono condannare. Devono scioperare. Smettere di giocare potrebbe essere un segnale importante, perché colpirebbe gli interessi di molti, il portafoglio. Ma la protesta non dovrebbe riguardare solo i calciatori di colore, ma tutti. Comunque posso dire che l’Italia non è un paese razzista: ho tanti amici che lavorano qui e si trovano benissimo».
L’ITALIA, IL TRIPLETE E IL RICORDO PIÚ BELLO – “Il ricordo più bello? Il presidente Massimo Moratti, con lui potevamo parlare di tutto, era come una divinità. Il momento di svolta della stagione del Triplete? La partita col Chelsea, Mourinho ci fece un discorso pazzesco, ancor prima di scendere in campo sapevamo che avremmo vinto. Però il momento più incredibile è stato il match con il Barcellona, che sofferenza. Abbiamo una chat con i vecchi compagni nerazzurri. Se seguo il calcio italiano? Certo, questo può essere l’anno buono per l’Inter. Io resto un grande tifoso”.
(Vanity Fair)