Ci mancava solo che abbassasse i calzettoni, come faceva il connazionale a cui più assomiglia. Già, perché si sprecano i paragoni, con Dybala continuamente accostato a Messi e qualche volta a Maradona. Ma lui, Dybala, anche ieri con l’Atletico Madrid sembrava far rivivere le giocate, i dribbling irridenti, le magie sfrontate e sfacciate del giocatore a cui più assomiglia: Omar Sivori. Perché con quel suo sinistro magico e con quel suo passetto corto, il destro piantato nel terreno, come in un compasso, Dybala si è preso la scena anche in Champions League, dopo aver timbrato già il sabato di campionato, con quel gol a chiudere la gara contro l’Atalanta. Una discesa di cinquanta metri e l’intelligenza di colpire lì, sul primo palo, dove un portiere crede di essere padrone. E’ stata invece una fatica, per i difensori dell’Atletico, provare a immaginare il calcio di quell’incredibile folletto, che continuava a popolare i loro sogni trasformandoli ad ogni giocata in incubo. E quando pensavano, credevano, di non avere nulla da temere su quella punizione troppo defilata per poter rappresentare un rischio vero, lui si è superato. Ha convinto Ronaldo a lasciargli la battuta e – pensando prima ancora che calciando quel pallone – ha beffato la barriera ed un portiere esperto e bravo come Oblak, che non si aspettava tanta sfacciataggine. Il gol vincente e un applauso forte all’immaginazione, perché il pallone è soprattutto fantasia.
Omar Dybala, insomma, ha spianato la strada alla Juventus, che si era già guadagnata la qualificazione al quarto turno e nel quinto – davanti all’avversaria più pericolosa del girone – si è garantita anche il primo posto. Un cammino straordinario, quello di Sarri, mentre impazzano discussioni originali su quanto stia incidendo la sua mano nel cammino bianconero. Come se quindici vittorie e tre pareggi, fin qui, non fossero comunque sufficienti per marcare un lavoro che pure è cominciato soltanto da tre mesi. Con i problemi, bisogna ricordarlo, di salute dell’allenatore e gli infortuni di Chiellini e poi di Douglas Costa, tra i giocatori che alla vigilia avrebbero dovuto dare un contributo indiscutibile. E poi la necessità di cominciare a seminare, partendo ad esempio di De Ligt, di cui qualcuno cominciava già a discutere, chiedendosi – perché il calcio è materia originale – se davvero fossero stati settanta milioni spesi bene. Un quesito che ha avuto una risposta forte in queste ultime partite, con l’olandese autorevole e sicuro dopo un inevitabile periodo di ambientamento. Insomma, da Dybala a De Ligt, da Higuain a tante altre, sono pienamente positive le note che sta suonando Sarri. A cui manca ancora di poter disporre del miglior Ronaldo, che anche ieri sera si è massaggiato ripetutamente il ginocchio e poi il polpaccio, toccato duro, anzi durissimo, dai difensori dell’Atletico. Ma la domanda giusta non è quella legata al suo contributo, avanzando magari qualche dubbio. La domanda giusta è un’altra: che succederà quando anche lui, CR7, salirà di condizione? Se lo chiede la Juventus e se lo chiedono, preoccupate, le rivali. Che nel frattempo hanno scoperto di avere un avversario in più sulla loro strada.
Omar Paulo Dybala, con i calzettoni alzati, quel suo sinistro magico e quel suo dribbling che incenerisce gli avversari, fa paura a tutti.