TORINO – Vecchia guardia, nuova sfida: sono ancora una volta i senatori della Juventus i punti di riferimento dopo una sconfitta. E’ sempre stato così nel lungo ciclo di vittorie dell’era di Andrea Agnelli. Dal discorso di Reggio Emilia, nell’orribile inizio di stagione 2015-16 seguito poi dall’incredibile serie di 25 vittorie e un pareggio a quello di Marassi nella stagione successiva dopo uno stordente 3-1 contro il Genoa, la Juventus è sempre uscita rinforzata dalle sconfitte. Questione di orgoglio, di unità del gruppo, di inesauribile fame di vittorie che continua ad alimentare quel nucleo di giocatori che rappresentano il motore morale di ogni successo bianconero. E così, anche dopo Lazio-Juventus, sconfitta strana e controversa, in cui si sono mischiati alcuni dei migliori pregi della squadra di Sarri e alcuni dei peggiori difetti, i senatori si sono fatti sentire. Niente di epocale, ma un fermo e deciso richiamo che già riecheggiava nella serata di sabato attraverso i social. Il concetto, liofilizzato: «Tutti uniti, tutti con Sarri, tutti più concentrati per evitare le fatali distrazioni costate punti con Sassuolo e Lazio, tutti più applicati per fare in modo che quei travolgenti primi 35 minuti di Lazio-Juventus diventino 90 nel resto delle partite». I senatori credono nella rivoluzione tattica, sono stimolati dalle nuove idee, come ha spiegato molto bene Chiellini nella notte degli Oscar dell’Assocalciatori e si rendono conto che serve un salto di qualità mentale per avere ancora più coraggio nell’atteggiamento offensivo e per avere ancora più attenzione nella nuova fase difensiva. Ma al di là della tattica, i senatori vogliono alzare il livello di cattiveria, ritrovare la ferocia agonistica che, al netto di schemi, è fondamentale ai livelli della Juventus. Sopratutto ora che con gli avversari c’è Antonio Conte, che di quella cattiveria e di quella ferocia è stato l’iniziatore nel triennio alla guida dei bianconeri.
Lo sanno bene Buffon, Chiellini e Bonucci, i tre senatori che hanno dato la scossa. E lo sa bene anche Andrea Barzagli che non è più un senatore in senso stretto, facendo parte dello staff di Sarri, ma resta legatissimo al gruppo. Nessuno è preoccupato alla Juventus, né i dirigenti, né l’allenatore, né i giocatori: novembre e dicembre, negli ultimi otto anni, sono spesso stati mesi di critiche e foschi presagi.