TORINO – Messaggio nella bottiglia e nella battaglia. Ché il modo in cui Cristiano Ronaldo, Gonzalo Higuain e Paulo Dybala mercoledì alla BayArena hanno lottato nella partita vinta – sia pur dopo sofferenze e qualche rischio – proprio dacché i tre attaccanti hanno iniziato a giocare in contemporanea, può rappresentare un punto di svolta della stagione juventina.
Bene inteso, che i suddetti tre campioni mastichino la stessa lingua calcistica (aulica, altissima, soave, qualitativa) lo si sa da un pezzo. I dubbi sono (erano?) semmai legati al se e al come possano coesistere senza sovrapporsi, senza squilibrare oltremodo la squadra, senza farsi nocivi anziché valore aggiunto. Ebbene, contro il Leverkusen tutta una serie di risposte – positive e auspicate – in questo senso l’hanno fornita: perché non si sono pestati i piedi, anzi, hanno collaborato e si sono cercati e trovati. Ma, anche, si sono spesi con abnegazione e profitto in termini di movimenti, ricerca di automatismi, sacrificio anche in fase di non possesso palla. Al punto da rendere i due gol e due assist (bottino di serata del trio portoghese-sudamericano) quasi un corollario, se non una inevitabile conseguenza, della mastodontica mole di lavoro svolta. Non è un caso che Maurizio Sarri e Gigi Buffon si siano sperticati in lodi non già per le marcature, bensì per tutto il resto. E guai a dimenticare che ieri non s’è giocata la finale di Champions bensì una… inutile, per la classifica, partita dei gironi. Una di quelle occasioni, insomma, in cui le motivazioni devi cacciarle fuori e costruirtele, più che fartici guidare.