Il 2019 è agli sgoccioli, ed è quindi arrivato il tempo dei bilanci e delle analisi. Dopo la , mister Stefano Vecchi si è nuovamente concesso in esclusiva ai microfoni di Passioneinter.com al fine di commentare e giudicare il 2019 dell’Inter, iniziato con mister Spalletti e con l’obiettivo terzo posto e terminato con mister Conte ed il sogno Scudetto. Ecco le dichiarazioni dell’attuale tecnico del Südtirol.
L’Inter di Conte sta andando a mille. Qual è il suo giudizio relativo alla prima parte di stagione?
“La sto seguendo, credo che il bilancio sia ampiamente positivo. Purtroppo la Champions League è andata in quel modo, però essere protagonisti in campionato e viaggiare con lo stesso passo della Juventus è sicuramente un dato importante. È merito della società, che ogni anno ha migliorato l’organico e sicuramente anche di Conte che, come ha fatto anche da altre parti, sta svolgendo un lavoro importante”.
Lo Scudetto può essere realisticamente considerato un obiettivo?
“Alla fine si va in campo in 11. L’Inter ha sicuramente un organico meno competitivo della Juventus che ora come ora se lo può permettere, però l’organizzazione di gioco e la sensazione del gruppo che Conte e la società sono riusciti a formare sono evidenti. Credo che mai come quest’anno si possa essere competitivi, a seguito di una crescita costante arrivata nelle ultime stagioni. La Juve dà la sensazione di avere ancora qualcosina in più come organico, ma questa cosa si può superare attraverso l’organizzazione di gioco e la fisicità che Conte sta portando. Senza dimenticarci il pubblico, sempre molto attento e presente. Ormai si è vicini, manca poco”.
Si sta per chiudere il 2019. Com’è il bilancio di questo anno solare dell’Inter?
“Sicuramente è stato un anno positivo, negli ultimi due con Spalletti si è tornati in Champions League, cosa che prima non si era più abituati a fare. Col mister e con la società si sono fatti passi avanti, ed ora credo che si sia veramente vicini alla Juventus. Se l’obiettivo del 2019 era rientrare in Champions League credo che l’obiettivo del 2020 sia quello di essere sempre più competitivi e vicini alla Juventus. E gli obiettivi si stanno raggiungendo”.
La Primavera di Madonna ha cambiato tanto, ma resta una delle migliori in Italia.
“Il campionato Primavera è un po’ particolare, nel senso che ci sono diverse filosofie tra le varie squadre. L’Atalanta quest’anno, ad esempio, ha mantenuto quasi tutto l’organico della stagione scorsa, mentre l’Inter invece come sempre ha stravolto tutto. La Primavera di Madonna è molto giovane, il più forte – Esposito – gioca in prima squadra (ride, ndr) quindi fare delle valutazioni sui risultati non è sempre corretto. Sicuramente è un settore giovanile che continua a lavorare bene, sfornando giovani o per la prima squadra o comunque per il calcio che conta. Quest’anno in particolare stanno lavorando con una squadra molto giovane, con 5-6 ragazzi del 2002. Altre squadre, negli 11, hanno invece 5-6 ragazzi del 2000, e due anni di differenza su metà squadra sono tanti, si fanno sentire”.
Anche Madonna sta usando il 3-5-2. Secondo lei è una richiesta di Conte o una scelta autonoma?
“Non so se questa sia una richiesta della società e di Conte oppure no. Quando c’ero io non c’era questo tipo di richiesta, ma solo quella di valorizzare i giocatori per farli esprimere al meglio. Non so se questo fatto di giocare col 3-5-2 sia una richiesta di Conte o se sia un modo di Madonna per provare a valorizzare i giocatori, a suo giudizio, nel miglior modo possibile”.
Primo gol in Serie A per il classe 2002 Sebastiano Esposito. Ha la stoffa del fenomeno?
“Conte non regala niente a nessuno, se lo mette in campo è perché ha le potenzialità tecniche ed umane per fare bene. Se lo mette già in campo significa che è pronto ed ha le capacità per crescere e migliorare. Il rendimento finora fa ben sperare, ha grande qualità e personalità. Anche questo fa parte delle caratteristiche dei giocatori forti, lui lo sta dimostrando. È un buon segnale, e dico così perché poi coi giovani bisogna andarci cauti ed ora indubbiamente ha un allenatore che cercherà di migliorarlo, farlo crescere e non farlo sedere su quanto fatto fino ad oggi perché sarebbe un peccato, ha le potenzialità per diventare un grande giocatore”.
Andrea Pinamonti si sta consolidando in Serie A. Avrà una chance di tornare all’Inter?
“Lui si sta già ritagliando uno spazio importante in Serie A pur essendo molto giovane. È un 1999, e di calciatori di quell’età, in Serie A, se ne vedono davvero pochi in campo, soprattutto tra gli attaccanti. Lui è quello che sta facendo vedere cose più importanti. A Frosinone l’anno scorso ha fatto benissimo, quest’anno era partito bene ed ora sta soffrendo un po’ il momento generale del Genoa. Però continua a giocare, quindi significa che gli allenatori si fidano di lui. Penso che per l’Inter possa essere preso in considerazione, anche se forse potrebbe servirgli fare ancora uno step in più. È un calciatore che si sta già proponendo in Serie A nonostante abbia solo 20 anni”.
La Nazionale sta dando speranza con un gruppo giovane e valido, composto anche da interisti.
“Barella e Sensi fanno già parte di un livello superiore, hanno dimostrato di saperci fare. I 1998, ’99 e 2000 sono tutti ragazzi che hanno bisogno di affermarsi e crescere. Nell’Under 21 vedo in campo Pinamonti, Sala, Carraro, Bettella, e Zaniolo addirittura nella Nazionale maggiore. Sono tutti calciatori passati dal nostro settore giovanile, e mi fa un po’ ridere ripensare a quelli che ci criticavano perché avevamo troppi stranieri quando poi nell’Under 21 mezza squadra proviene dal settore giovanile dell’Inter. Questo significa che forse quelli bravi giocano comunque, quindi mi fa piacere vedere questi ragazzi che si stanno ritagliando uno spazio importante”.
Per non parlare di coloro che parlavano delle famose ‘plusvalenze gonfiate’.
“Tutti i ragazzi della Primavera interista ora stanno mostrando il loro valore. Anche all’estero, ad esempio Manaj e Vanheusden stanno facendo bene. Zinho è addirittura capitano dello Standard Liegi, a 20 anni. Straordinario. Ripeto, come si diceva prima il settore giovanile dell’Inter ha sempre lavorato bene e continua a farlo. I giovani che ci giocano sono comunque pronti per un calcio di altissimo livello, per cui sono contento di vedere i ragazzi che si affermano”.
Da Mauro Icardi a Romelu Lukaku. Chi è il più forte?
“Io credo che innanzitutto sia Conte che riesce a far giocare due attaccanti così bene, credo che qualsiasi centravanti con qualità e voglia di fare sia in grado, col lavoro, di integrarsi nel suo gioco. Sicuramente Lukaku e Icardi sono due giocatori che ricoprono lo stesso ruolo ma con caratteristiche diverse. L’argentino è il classico finalizzatore, il belga invece è più di raccordo tra i reparti. Ha uno strapotere fisico enorme, mentre Icardi sicuramente ha un po’ più di qualità. Hanno caratteristiche diverse, fanno gol in modi diversi ma sono tutti e due grandi giocatori. È come quando si chiede: “Chi vorresti tra Cristiano Ronaldo e Messi?”. Sono due giocatori forti, Icardi è andato via dall’Inter dopo aver fatto una marea di gol che ora sta continuando a fare a Parigi, Lukaku è arrivato dopo averne fatti altrettanti ed ora ne sta facendo tanti quanti l’argentino”.
Avendolo anche allenato, qual è la sua opinione su Gabigol?
“All’Inter ha avuto un’esperienza difficile, probabilmente perché molto giovane e proveniente da un calcio diverso. Poi era chiuso da alcuni giocatori importanti come Icardi, Perisic, lo stesso Palacio, quindi non è stato facile per lui ritagliarsi il proprio spazio. E, probabilmente, questa esperienza negativa la sta pagando ora, poiché non tutti sono convinti di scommetterci. Però in Brasile ha dimostrato di saperci fare, ha fatto un sacco di gol ed ha trascinato la sua squadra in Copa Libertadores. È un bravissimo ragazzo, ci tiene ad arrivare in alto, ed ora con qualche anno in più di esperienza sarà più pronto nell’affrontare i campionati europei”.
Qualcuno lo ha anche accusato di poca professionalità in allenamento. Cosa ci dice a riguardo?
“La sua era una situazione un po’ particolare. Ci si accorgeva di un ragazzo che ci teneva molto a giocare ed allenarsi bene. Poi io ho allenato le ultime tre partite della stagione, quando tutti gli obiettivi erano sfumati e non c’era un ambiente così sereno. In tanti avevano tirato i remi in barca, tranne quei 12-13 giocatori che giocavano con più continuità. Io lo ricordo come un calciatore che ci teneva molto a far bene ed era determinato, poi non ha trovato spazio perché, come detto prima, era chiuso da calciatori importanti. Ora penso possa riproporsi in modo diverso da qualche altra parte”.
Come procede la stagione con il Südtirol?
“Per ora la stagione è stata sicuramente positiva, abbiamo fatto un buonissimo girone d’andata pur facendo un po’ fatica con le squadre migliori del campionato. Abbiamo stabilito anche il record di punti nel girone d’andata nella storia del Südtirol, in un campionato molto difficile con delle piazze importanti, prestigiose ed ambiziose. Siamo tutti molto soddisfatti, ora abbiamo staccato per caricare le pile in vista del girone di ritorno che sarà ancora più duro”.
Mister, si giochi un pronostico secco sullo Scudetto, così a bruciapelo: Inter o Juventus?
“No, no, è difficile… (ride, ndr). La speranza è quella di essere competitivi e di andare avanti così giocandosela fino alla fine. Vorrebbe dire aver fatto anche un passo avanti ed aver restituito interesse ad un campionato ormai dominato da anni da una sola squadra”.
LA REDAZIONE DI PASSIONEINTER.COM RINGRAZIA STEFANO VECCHI PER LA CONSUETA CORTESIA E DISPONIBILITÀ MOSTRATA DURANTE IL CORSO DELL’INTERVISTA.