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Il filo che questo Toro ha spezzato con la sua gente

No, non sono soltanto i sette gol presi in casa dall’Atalanta,che sarebbero potuti essere anche di più, se non ci fosse stato Sirigu. Non è soltanto l’umiliazione casalinga senza precedenti nei 113 anni di storia granata, il giorno prima dei 101 anni che avrebbe compiuto Valentino Mazzola. A pesare come un macigno sull’animo di chi ama il Toro è il filo che questo Toro squinternato, confuso, atomizzato, ha spezzato con la sua gente. E non l’ha spezzato sabato 25 gennaio 2020, in una notte da tregenda. L’ha spezzato da quando il club ha tarpato le ali al sogno di avere una squadra che la maglia la sudi sempre e sia forte come un Toro, condizione impossibile se sistematicamente si antepongono le cessioni agli acquisti, spesso e volentieri chiusi in extremis, sistematicamente ignorando la mancanza di qualità, soprattutto a centrocampo, dove da anni non c’è uno straccio di regista degno di questo nome. Un filo spezzato da un gioco che non c’è, basato su uno schema fisso: miracoli di Sirigu e lancio lungo a cercare Belotti, sperando che la metta dentro. Un filo spezzato dalla mancanza di coraggio per credere in Millico, il talento più puro cresciuto nell’inaridito serbatoio del vivaio, un tempo miniera d’oro. Millico costretto a mendicare minuti contro il Sassuolo e gettato nella mischia al Grande Torino quando la squadra perde già 5-0 contro l’Atalanta. Millico che molti vogliono, tranne chi ce l’ha già.

Un filo spezzato da quando il Filadelfia è diventato la grande incompiuta, dove, per giunta, i tifosi non possono mettere piede come desidererebbero: non sia mai che qualcuno impari a memoria gli schemi di una squadra capace di perdere dieci partite su ventuno. Un filo spezzato da quando il Robaldo è la casa che non c’è, stritolato da rinvii, ritardi, dilazioni e accomunato nella stessa sorte al Museo Storico Granata sempre in attesa di traslocare al Filadelfia, che sarebbe già defunto se Beccaria e gli angeli custodi della memoria non fossero capaci di resistere a tutto. Un filo spezzato dalla prassi societaria recalcitrante a darsi un’organizzazione manageriale dove uno valga uno per ciò che sa fare e non uno valga e faccia per tutti, perché a vincere è sempre il gioco di squadra. Un filo spezzato dall’inverecondo caso della Curva Primavera, dal fallito “esperimento sociale” che solo a nominarlo ti si torcono le budella, dalle multe e dalle stangate che hanno colpito spettatori che non c’entravano nulla e per salvarsi la vita, sono scappati terrorizzati dai loro posti la sera di Torino-Inter.

Ha detto Mazzarri sabato notte: «Quando si tocca il fondo, non si può che risalire». L’importante è non cominciare a scavare.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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