Un grande ex di Udinese e Inter è andrea Stramaccioni, l’unico tecnico che in Friuli negli ultimi anni ha resistito una stagione intera, l’unico ad aver ottenuto una salvezza tranquilla. anche troppo visto che non è stato confermato “solo” perché non ha fatto di più con la squadra che a febbraio dopo il ko di Cesena di fatto ha mollato la presa. L’ex tecnico al Messaggero Veneto ricorda la sua esperienza e non solo, partendo proprio dalla sfida con l’Inter: «Al Friuli fu una vittoria importante su un campo difficile contro un’Udinese fortissima sul suo terreno e che ci aiutò a centrare la qualificazione europea al mio primo anno di Inter. Della vittoria a Milano porterò sempre nel mio cuore il lungo applauso che San Siro mi tributò mentre uscivo dal campo a fine gara: da avversario fu molto emozionante».
Sul suo passato a Udine ricorda che «l’incontro a Barcellona con Gino Pozzo fu decisivo, conobbi un personaggio incredibile, un genio applicato al calcio. Parlammo di calcio per ore svariando a 360 gradi su diversi aspetti, e alla fine insieme al patron e ai suoi stretti collaboratori decise che avrei raccolto un’eredità pesante diventando l’allenatore dell’Udinese nel post Guidolin. Il fatto che nei sei anni successivi si siano purtroppo alternati tantissimi cambi sulla panchina friulana e che io sia stato al momento l’ultimo allenatore dopo Guidolin ad aver iniziato e finito una stagione intera all’Udinese è un primato “amaro” di cui non vado fiero, ma che comunque testimonia le difficoltà che le ultime stagioni hanno portato con la fine di un ciclo. La chiamata dell’Udinese dopo l’Inter è stata motivo di grande orgoglio. Giampaolo e Gino Pozzo hanno costruito un impero calcistico in una parte d’Italia bellissima, ma che è molto meno abbiente di tante altre. Il modello Udinese è copiato ed esportato in tutto il mondo e la loro organizzazione è impressionante. Partimmo benissimo battendo Napoli, Lazio, Inter e a gennaio dopo un bello 0-0 contro la Juventus e la vittoria esterna contro l’Empoli di Sarri eravamo praticamente già salvi, la squadra era molto giovane e a quel punto, a salvezza quasi matematicamente acquisita, la società decise, anche giustamente vista l’offerta, di vendere Muriel. Oltre a ciò, cominciammo a non avere più quella fame e quella rabbia della prima parte di stagione e probabilmente non fui bravo abbastanza a trovare stimoli feroci come avevamo avuto nella prima parte di stagione. Al momento di parlare del futuro ci confrontammo con Gino, e pur se in ottimi rapporti, si fecero valutazioni diverse che portarono alla loro decisione di prendere un altro allenatore».
Oggi è un’altra Udinese: «Sono sempre rimasto in contatto con la famiglia Pozzo, con Collavino, Carnevale e Gigi Infurna, tutte persone straordinarie che dedicano 24 ore al giorno per l’Udinese cercando il meglio per il Friuli e la straordinaria gente friulana. Il calcio sta cambiando, puoi dire quello che vuoi, ma se l’Udinese è sempre lì il merito è loro. Vista da lontano la squadra piace, mister Gotti che conosco dai tempi delle giovanili è una persona vera e un allenatore preparatissimo, giocano un calcio aggressivo e propositivo e forse hanno, rispetto gli anni precedenti, diverse tipologie di soluzioni negli ultimi 25 metri».
Sulla sfida del Friuli si esprime così: «Dal punto di vista dell’Udinese contenere l’approccio iniziale nerazzurro sarà un fattore che potrà indirizzare bene o male la partita per i bianconeri. L’Inter partirà fortissima ed è favorita soprattutto con la rabbia per il passo falso con il Cagliari, ma occhio agli spazi che si concedono perché al Friuli non è mai facile per nessuno. Nelle ultime due gare l’Udinese ha raccolto meno di quello che meritava, ma io sono del parere che quando costruisci è sempre un bene. Conoscendo il patron … avrà chiesto al mister questa settimana un supplemento in allenamento di sessioni di finalizzazione…».
Infine l?Iran, la sua ultima incredibile esperienza: «Calcisticamente è stato un grande successo, eravamo penultimi a due punti dopo quattro partite e dopo un’estate senza fare mercato, abbiamo finito l’andata in testa in seguito a dieci vittorie consecutive con il miglior attacco della Prima divisione. Al momento della chiusura da parte nostra per giusta causa la gente è scesa in piazza per non farmi andare via e far dimettere i rappresentanti del club che non pagavano regolarmente gli stipendi … Sono stato premiato come allenatore del mese di Novembre Asiatico, e tutto questo è per me motivo di grande orgoglio. Lasciare quindi la guida di una squadra in testa alla classifica è stato davvero doloroso. Tutto ciò che invece è accaduto fuori dal campo preferisco non commentarlo perché è diventata una cosa che con lo sport ha poco a che fare e si avvicina molto di più alla politica, ma l’affetto dei milioni di tifosi dell’Esteghlal rimarrà indelebile nel mio cuore e chissà che con un management diverso io non possa un giorno ritornare a finire ciò che non ho potuto finire ora …».